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a ricondurre per terra le legioni destinate per l’Europa; però sembra verisimile che succedesse in quest’anno il suo arrivo a Roma nel tempo assegnato da Lampridio1999, cioè nel dì 25 di settembre, in cui egli comparve in senato a rendere conto della sua spedizione. Fece la sua entrata da trionfante, corteggiato da tutto il senato e dall’ordine equestre, fra i plausi e l’indicibil allegrezza di tutto il popolo. Non entrò sul cocchio, come si costumava ne’ trionfi, ma bensì a piedi, venendogli dietro il carro trionfale tirato da quattro elefanti. A piedi ancora andò al palazzo, e tanta era la folla, che appena in quattr’ore potè compiere il viaggio, tutti gridando intanto: Se salvo è Alessandro, salva è Roma. Nel dì seguente si fecero le corse dei cavalli e i giuochi scenici, dopo de’ quali toccò un congiario al popolo. Allora fu che si cominciarono a vedere presso i Romani degli schiavi persiani; ma, non sofferendo allora la superbia dei re di Persia che alcuno de’ suoi sudditi restasse in ischiavitù, fu pregato Alessandro di rimetterli in libertà col pagamento del riscatto, ed egli non mancò di far loro questa grazia con rendere ai padroni il danaro pagato in comperarli, o pure col metterlo nell’erario, se non erano venduti. Questi servi adunque e gli elefanti condotti sempre più ci vengono ad assicurare che l’Augusto Alessandro non vinto, ma vincitore, ritornò dalla guerra di Persia. Seguita a dire Lampridio che anche nella Mauritana Tingitana felicemente procederono gli affari della guerra per la buona condotta di Furio Celso. Similmente nell’Illirico Vario Macrino, parente d’esso Alessandro, riportò de’ vantaggi contro i nemici del popolo romano; e nell’Armenia Giunio Palmato diede anch’egli qualche buona lezione ai Persiani. Da tutti quei luoghi probabilmente in questi tempi giunsero a Roma le laureate lettere di avviso di que’ prosperosi avvenimenti, le quali, lette in senato e al popolo, rallegrarono ognuno, ed esaltarono sempre più il nome e la gloria dell’Augusto Alessandro.


Anno di Cristo CCXXXIII. Indizione XI.
PONZIANO papa 4.
ALESSANDRO imperadore 12.

Consoli

MASSIMO E PATERNO.

Un’iscrizione, che si legge nella mia Raccolta2000, in vece di Paterno, ha Paterio. Così ancora egli è chiamato in alcune leggi raccolte dal Relando2001. Però, quantunque io abbia ritenuto Paterno, gran dubbio mi resta che il suo vero cognome fosse Paterio. In quattro leggi ancora Massimo vien detto console per la seconda volta; ma ciò meglio starà nell’anno seguente. Instituì2002 in questi tempi l’Augusto Alessandro in onore di Mammea imperatrice sua madre un collegio di fanciulli e un altro di fanciulle, con chiamarli Mammeani e Mammeane, siccome Antonino Pio avea dato il nome di Faustiniane alle fanciulle instituite in onore di Faustina sua moglie. Parimente attese a premiare chiunque s’era segnalato nel governo civile e militare della repubblica. Ai senatori più meritevoli accordò gli ornamenti consolari, con aggiugnere dei sacerdozii e dei poderi a quei ch’erano poveri o vecchi. Agli amici donò i prigionieri di varie nazioni, ritenendo solamente i nobili fra essi, che furono arrolati nella milizia. Le terre prese ai nemici donò egli ai capitani e soldati posti alla guardia de’ confini, con permettere che passassero ancora in dominio de’ loro eredi, purchè anch’essi facessero il mestier dei soldati; non volendo che quei beni restassero in proprietà di persona alcuna privata, con dire che quei tali con più attenzione militerebbono, ove si trattasse di difendere le