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nè men sapesse parlar latino, la rimandò a casa. In breve tempo quel figliuolo terminò i suoi giorni. Secondo i conti di Sparziano, accrebbe Severo in quest’anno gli onori a Bassiano suo primogenito, appellato già Marco Aurelio Antonino, e da noi chiamato Caracalla, designandolo1648 suo successore, e facendogli dare dal senato gli ornamenti imperiali. Erodiano1649 vuole che il dichiarasse anche collega nell’imperio; intorno a che hanno disputato gli eruditi, e i più convengono doversi riferire all’anno seguente cotesti onori, non essendo già probabile, come vorrebbe il padre Pagi1650, che Severo concedesse in quest’anno la tribunizia podestà a Caracalla, e che solo nel seguente gli fosse confermata dal senato. Gran tempo era che il senato faceva tutto quanto comandavano i dominanti Augusti, e bastava che aprissero la bocca per essere tosto ubbiditi. Sembra poi, secondo il suddetto Erodiano, che in quest’anno l’Augusto Severo, dopo essersi fermato per qualche tempo in Roma, marciasse di nuovo coll’armata in Oriente: del che mi riserbo di parlare nell’anno seguente.




Anno di Cristo CXCVIII. Indizione VI.
ZEFIRINO papa 2.
SETTIMIO SEVERO imperad. 6.
CARACALLA imperadore 1.

Consoli

SATURNINO e GALLO.

Perchè non paiono ben sicuri i prenomi di Tiberio e di Cajo, dati da taluno a questi due consoli, io non ho posto se non i loro cognomi. Certamente non era molto in uso di notare i consoli col prenome e cognome, lasciando andare i lor nomi. O sia che l’Augusto Severo nell’anno precedente, o pure nel presente s’inviasse in Levante, certo è che egli si mosse per fare una nuova guerra in quelle parti. Sì Erodiano1651 che Sparziano1652 pretendono che niuna necessità vi fosse in questa guerra, ed averla Severo intrapresa unicamente per la sua capricciosa voglia di volere un trionfo, giacchè i Romani non solevano trionfare per le vittorie ottenute nelle guerre civili. Ma qui si truova la storia in gravi imbrogli, non tanto per determinare i tempi di tali imprese, che sono scuri e controversi fra gli scrittori moderni, quanto per esporre le imprese medesime, essendo troppo discordi fra loro Dione, Erodiano e Sparziano, cioè le uniche nostre scorte per gli affari di questi tempi. Dall’ultimo di questi scrittori abbiamo che Severo da Brindisi traghettò l’esercito in Grecia, e per terra continuando la marcia, arrivò in Soria. E qui Dione1653 vien dicendo che, trovandosi occupato Severo nella guerra contro d’Albino, i Parti aveano agevolmente occupata la Mesopotamia, ed anche messo l’assedio alla città di Nisibi. Leto, che verisimilmente dopo la rotta data ad Albino, era stato spedito da Severo in quelle contrade, quegli fu che difese Nisibi. Però ecco contraddizione fra questo fatto e il dirsi da Erodiano e Sparziano che Severo, senza bisogno alcuno e per sola sete di gloria, entrò in questo nuovo cimento. E pur ciò è poco rispetto a quello che aggiugnerò. Scrive lo stesso Erodiano che il pretesto preso da Severo per tal guerra fu di vendicarsi del re d’Atra, che s’era dichiarato in favor di Pescennio Negro nella precedente guerra. Si partì egli dunque con pensiero di malmettere l’Armenia; ma prevenuto da quel re con regali, ostaggi e preghiere, comparve poi come amico in quel paese. Anche il re dell’Osroene Abgaro gli diede per pegno della sua fede i suoi figliuoli, e somministrò una gran copia di arcieri all’esercito romano. Poscia Severo, passato il paese degli Albeni,