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di augurii presi da’ sogni e da varii accidenti, nel che non poco deliravano una volta i Gentili, parlano molto gli storici antichi. Io, siccome vanità o fole, non le reputo degne di menzione. Passò poi Severo per impieghi militari al governo della Gallia Lionese. Fu console, proconsole della Pannonia, della Sicilia, e finalmente dell’Illirico, dove stando, le rivoluzioni di Roma aprirono a lui strada per salire sul trono. Cominciarono di buonora i Romani a provare che duro maestro fosse questo padrone1577. Da che egli fu entrato in Roma, i soldati suoi co’ cavalli presero alloggio, e fecero stalla ne’ templi, ne’ portici, e dovunque loro piacque; e a buon mercato comperavano quel che loro occorreva, perchè non volevano pagare un soldo. Un gran dire e paura per questo era nella città. S’aggiunse che ito nel giorno seguente Severo in senato, quei soldati cominciarono con alte grida a pretendere un’esorbitante somma di regalo da esso senato, cioè quella stessa che fu pagata all’esercito, allorchè s’introdusse in Roma Ottavio Augusto: quasi che fosse costato loro assai di pena il far entrare in Roma il loro imperadore. Durò fatica lo stesso Severo a quetar quel tumulto, con far loro pagare, o promettere una somma minore, cioè dugento cinquanta dracme per testa. Era poi inveterato costume1578, che le guardie degli Augusti si prendessero dalla Italia, Spagna, Macedonia e Norico, siccome persone di bell’aspetto e trattabili ne’ costumi. Gran mormorazione insorse, perchè Severo a formar quelle compagnie badò solamente alla fortezza, scegliendo perciò gente tutta di orrido aspetto, di linguaggio che facea paura, di costumi salvatici e bestiali. Accrebbe anche il numero d’esse compagnie con grave spesa del pubblico. Ma questo fu rose e viole in paragon di quello che vedremo nell’andare innanzi. Sapeva Severo quanto fosse caro ai Romani Pertinace, quanto lodata la forma del suo governo; e però da uomo accorto, per lusingar il popolo, unì ai suoi nomi quello ancora di Pertinace1579. Allorchè fu nel senato parlò con assai cortesia e bontà, promettendo di gran cose, e sopra tutto di voler prendere per suo modello Marco Aurelio e Pertinace. Nè solamente promise e giurò di non far mai morire alcun senatore1580, ma ordinò ancora, che si formasse un decreto che quello imperadore, il quale altramente operasse, e chiunque a ciò gli prestasse mano, eglino coi lor figliuoli fossero tenuti per nemici della repubblica. Si poteva egli desiderar di più? Ma se ne dimenticò ben presto Severo. Giulio Solone, che avea steso quel decreto, fu il primo a provarne l’inosservanza, e dopo lui tanti altri, siccome vedremo. Contuttociò al basso popolo le prime azioni di Severo fecero concepire molta stima ed affetto per lui; ma quei che conoscevano qual volpe si nascondesse sotto quella pelle d’agnello, andavano l’un all’altro dicendo all’orecchio: E sarà poi così? In fatti fu Severo fornito di mirabili doti per governar bene un imperio, ma insieme di terribili difetti per far un gran male; fra i quali due specialmente toccherò qui, cioè non solamente la severità corrispondente al suo cognome, ma la crudeltà e la poca fede ch’egli non osservava giammai, se non quando gli tornava il conto. Per guadagnarsi maggiormente l’affetto popolare, diede Severo un congiario, e volle far il funerale e l’Apoteosi di Pertinace. Questa magnifica funzione vien descritta da Dione1581 con tutte le sue circostanze. L’orazion funebre in lode di lui la recitò il medesimo Severo. I lamenti e i pianti per la rinnovata memoria di sì buon principe furono infiniti: che non gli elogi fatti in vita dei