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non passarono trenta giorni, che lasciò far di peggio a Cleandro; laonde tuttodì si vedeano mutazioni in Corte. Negro, succeduto a Perenne nel posto di prefetto del pretorio, nol tenne che sole sei ore; Marzio Quarto cinque giorni solamente. E così a proporzione altri, che furono di mano in mano o imprigionati o uccisi per ordine di Cleandro. L’ultimo di questi tolti dal mondo fu Ebuziano; ed allora fu che Cleandro si fece crear prefetto del pretorio con due altri scelti da sè, portando nondimeno egli solo la spada nuda davanti all’imperadore. Questa fu la prima volta che si videro tre prefetti del pretorio nello stesso tempo1473. Essendo alla testa di essi pretoriani Cleandro, non vi fu scelleraggine che da loro e dalle altre soldatesche romane non si commettesse. Uccidevano, bruciavano, ingiuriavano chiunque loro piaceva, e riparo non vi era. Commodo non aveva orecchi, unicamente intento alle sue infami dissolutezze, a far correre cavalli, a guidar egli stesso le carrette, ai combattimenti di gladiatori, e a cacce di fiere, per lo più nel suo ritiro, talvolta ancora in pubblico. Aveva egli dopo la morte di Perenne inviato in Bretagna Elvio Pertinace1474, siccome persona di gran credito e rigido osservatore della disciplina militare, acciocchè riducesse al dovere quei soldati tuttavia ammutinati e sediziosi. Perenne l’avea dianzi cacciato di Roma dopo vari illustri suoi impieghi, ed egli si era ridotto alla villa di Marte sullo Apennino nella Liguria, dov’era nato, e dove si fermò per tre anni. Commodo, per risarcire il di lui onore, e valersi in congiuntura di tanto bisogno di un uomo di tanta vaglia, richiamatolo, il mandò colà per calmare que’ torbidi con titolo di legato. Andò, e trovò quelle milizie sì mal animate contro di Commodo, che se un solo avesse alzato il dito, ed egli avesse acconsentito alle loro istanze, l’avrebbono proclamato imperadore. Il tentarono in fatti su questo, ma il trovarono uomo d’onore. Tenne egli per qualche tempo in freno quelle milizie; ma un dì sollevatasi una legione, si venne alle mani, e poco mancò ch’egli non restasse ucciso. Certamente fu creduto morto, perchè con più ferite restò mischiato fra i cadaveri degli uccisi; del che fece egli a suo tempo, cioè divenuto imperadore, aspra vendetta. Dovrebbe appartenere all’anno presente un fatto raccontato da Erodiano1475, ed avvenuto non molto tempo dopo la morte di Perenne. Un certo Materno soldato, uomo di mirabil ardire, essendo disertato, si unì con altri disertori, e formò un corpo di gente accresciuto di mano in mano da chiunque avea voglia di far del male, sino ad alcune migliaia. Con costoro cominciò egli a scorrere per la Gallia e per la Spagna, dando il sacco non solamente alla campagna, ma anche alle città, con poi abbruciarle, e mettendo in libertà tutti i prigioni che si univano tosto con lui. Commodo scrisse lettere di fuoco a quelle provincie; spedì colà Pescennio Negro1476, uomo di coraggio, il quale con Settimio Severo, allora governatore di Lione, messo insieme un esercito, disperse quella canaglia. Ma qui non si fermò Materno. Per varie strade, egli e le sue genti, chi per una parte e chi per altra, calarono in Italia. Era saltato in capo ad esso Materno di fare un gran colpo, cioè, giacchè non potea competere colle forze di Commodo in aperta campagna, pensò di ammazzarlo insidiosamente in Roma stessa. Gran festa si solea dai Romani far nella primavera in onor di Cibele, chiamata madre degli dii, dove tanto l’imperadore, quanto i particolari esponevano le più preziose lor masserizie, ed era permesso ad ognuno di andar travestito e mascherato.