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ore della notte a diversi d’essi ufficiali, acciocchè credessero ch’egli allora vegliasse. Non si distingueva egli nel mangiare e vestire dai semplici soldati; anzi, per mangiar meno, si facea venire con bizzarria quasi incredibile fin da Roma il pane, come ognun può credere, ben secco e duro. Questo bravo uomo adunque gravissimi danni recò a que’ Barbari, e dovette dar loro una gran rotta, per cui si osserva nelle medaglie1442 che Commodo Augusto conseguì in questo anno non solamente per la settima volta il titolo d’Imperadore, ma anche quello di Britannico1443. Era egli già stato appellato Pio, adulatoriamente senza fallo, perchè egli nulla mai fece, per cui meritasse così bell’elogio. Nell’anno presente si aggiunse a’ suoi titoli quello di Felice. L’esempio suo servì poi ai susseguenti Augusti per più secoli, acciocchè cadaun d’essi fosse chiamato Pio Felice. Se non succedette nell’anno precedente, si dovrà almeno attribuire al presente la prima congiura tramata contra di Commodo. Abbiamo da Erodiano1444 ch’egli per pochi anni stette in dovere, e però probabil cosa è che in questo si sovvertisse il di lui ingegno, e che cominciasse il suo precipizio. Merita ben più di Lampridio d’essere qui ascoltato Erodiano, siccome storico che visse in que’ tempi e soggiornò in Roma. Quel mal arnese adunque di Perenne prefetto del pretorio, per dominar solo, avea già staccati dal fianco del giovane Augusto i migliori suoi consiglieri, con far subentrare in lor luogo una frotta di persone vili, e maneggiava già solo tutti gli affari: dal che può essere che prendesse origine l’odiosità dei buoni contra di Commodo. Comunque sia, la prima pietra dei disordini fu posta da Lucilla figliuola di Marco Aurelio, e sorella dello stesso Commodo. Per essere stata moglie di Lucio Vero imperadore, il padre, tuttochè la rimaritasse con Claudio Pompejano, pure le lasciò il titolo e gli onori di Augusta; ed essa nel teatro soleva assidersi in una sedia imperatoria, ed uscendo fuor di casa, le era portato innanzi il fuoco, come si faceva agli Augusti. Sposata che fu Crispina da Commodo, si vide obbligata Lucilla a cederle il primo luogo; ma gliel cedette con immensa rabbia, credendo fatto a sè stessa un gran torto per la sua anzianità in quell’onore, e da lì innanzi ne cercò sempre la vendetta. Non si arrischiò mai a parlarne con Pompejano suo marito, perchè sapeva quant’egli amasse Commodo. Passava fra lei e Quadrato, giovane nobilissimo e ricchissimo, appellato mastro di camera di Commodo da Dione1445, una stretta ed anche peccaminosa amicizia. Le tante querele di Lucilla trassero questo giovane a formar una cospirazione contro la vita di Commodo, in cui entrarono alcuni senatori ancora. Scelto fu per eseguir l’impresa un giovane di grande ardire per nome Quinziano. Lampridio il chiama Claudio Pompejano: sbaglio probabilmente suo o de’ copisti, benchè anco lo stesso scriva Zonara1446, anzi dice che fu lo stesso marito di Lucilla: errore massiccio. Ora Quinziano ito a postarsi in luogo stretto e scuro dell’entrata dell’anfiteatro, stette aspettando che arrivasse Commodo; ed allorchè il vide, sfoderato un pugnale, che tenea sotto nascosto, mattescamente gliel fece vedere con dire: Questo te lo manda il senato, e gli si avventò addosso. Se crediamo ad Ammiano1447, gli diede qualche ferita. Erodiano e Lampridio nol dicono. Certo è che lasciò tempo a Commodo di difendersi o di scappare. Preso dunque dalle guardie lo sconsigliato Quinziano, e messo ai tormenti da Perenne, rivelò i complici. Fu perciò relegata Lucilla nell’isola di Capri, e quivi da lì a qualche tempo uccisa. Tolta fu