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o carte, senza curarsi di leggerne pur una. Questa bella azione diede speranza al senato e al popolo, ch’egli non volesse essere da meno del padre. E perciocchè Commodo compariva in pubblico con gran magnificenza, e faceva spiccare dappertutto la sua leggiadria, l’ignorante popolo dicea oh bello! e si rallegrava d’avere un principe sì grazioso. Ma non così la sentivano quei che il praticavano, ed aveano miglior conoscenza delle di lui perverse inclinazioni, che di giorno in giorno s’andavano meglio spiegando. Truovasi egli in qualche medaglia1428 dell’anno presente proclamato Imperadore per la quinta volta. Dione1429 parla della guerra fatta contra de’ Barbari di là della Dacia. E Lampridio1430 scrive che quei popoli rimasero sconfitti dai legati, cioè dai luogotenenti generali dell’imperadore. Questi furono Albino e Negro, de’ quali si parlerà a’ tempi di Severo imperadore. Ciò probabilmente succedette nell’anno presente, e per qualche loro vittoria si accrebbero i titoli a Commodo senza sua fatica.




Anno di Cristo CLXXXIII. Indizione VI.
ELEUTERIO papa 13.
COMMODO imperadore 4.

Consoli

MARCO AURELIO ANTONINO COMMODO AUGUSTO per la quarta volta, e CAJO AUFIDIO VITTORINO per la seconda.

Perchè abbiamo una nobile iscrizione, già pubblicata da monsignor della Torre, che si legge anche nella mia raccolta1431, luogo non resta a disputare dei nomi di questi consoli. E di qui ancora può risultare qual fede si possa avere alle iscrizioni del Gudio. Una d’esse, riferita anche dal Relando1432, si dice posta IDIBVS OCTOBRIS M. AVRELIO COMMODO IIII. ET M. AVRELIO VICTORINO COS. Ecco qual capitale si possa far di quelle merci. Da un marmo, di cui non si può trovare un più autentico, siamo assicurati che quel console si chiamava Cajo Aufidio, ed esso nell’emporio gudiano ci comparisce Marco Aurelio. Ora questo Cajo Aufidio Vittorino1433 fu uno de’ più insigni senatori ed oratori del suo tempo, carissimo già a Marco Aurelio Augusto, di modo che giunse ad essere non solamente prefetto di Roma, ma console due volte. Di lui racconta Dione1434, che essendo governatore della Germania molti anni prima, certificato che il suo legato, o sia luogotenente, prendeva de’ regali, l’ammonì in segreto di desistere da quell’abuso. Veggendo di non far frutto, un dì assiso sul tribunale alla vista di ognuno, si fece citar dall’araldo a giurare di non aver mai preso regali, e di non essere per prenderne, finchè vivesse. Appresso fu esibito il giuramento medesimo al legato, il quale convinto dalla coscienza e dal timore di chi potea deporre contra di lui, ricusò il giurare. Vittorino immantinente il licenziò. Essendo anche proconsole in Africa, trovò un altro legato, che zoppicava dello stesso piede. Ed egli, senza far altre cerimonie, il fece imbarcare, e rimandollo a Roma. Da che, siccome vedremo, Commodo cominciò ne’ tempi seguenti a mietere le vite de’ più accreditati senatori, più volte fu detto che anch’egli era in lista. Mosso da questa voce Vittorino, francamente andò a trovar Perenne, prefetto allora del pretorio, e gli disse d’aver inteso che si volea farlo morire, ed aggiunse: Se è così, che state a fare? Ora è il tempo. Fu lasciato in vita, e morto poi di morte naturale, ebbe l’onore di una statua. Quanto a Perenne poco fa nominato, costui1435 per la sua perizia