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467 ANNALI D'ITALIA, ANNO CXXXIII. 468

controversie, di avere per assistenti non solamente i suoi amici e cortigiani, ma anche i migliori giurisconsulti, approvati prima dal senato; ed egli principalmente si serviva del suddetto Salvio Giuliano, di Giulio Celso e di Nerazio Prisco. Gran diversità era allora nei giudizii per le provincie; chi decideva a una maniera e chi all’altra. Adriano, affinchè si camminasse con uniformità dappertutto, volle che Giuliano formasse una raccolta di leggi ed editti, creduta bastevole a terminar con giustizia tutte le cause. Di questo editto perpetuo si veggono raccolti i frammenti nell’edizion dei Digesti fatta da Dionisio Gotofredo. Le apparanze sono, che Adriano abbandonasse in quest’anno l’Egitto, e passando per la Soria e per l’Asia, tornasse alla sua diletta città di Atene, dove, per testimonianza di Eusebio, egli stette tutto il verno seguente. Giacchè non abbiamo storico migliore, che ci somministri un buon filo per seguitare i passi di questo imperadore, non è temerità l’attenersi ad Eusebio.


Anno di Cristo CXXXII. Indizione XV.
Telesforo papa 6.
Adriano imperadore 16.


Consoli


Sentio Augurino e Arrio Severiano per la seconda volta.


Non Severiano, ma Sergiano è chiamato in vari Fasti il secondo di questi consoli, e però resta indecisa la lite intorno al di lui vero cognome. Dimorò1 Adriano tutto questo verno, e forse il resto dell’anno presente, in Atene, dove celebrò i suoi quindecennali, cioè l’anno quindicesimo compiuto del suo imperio2. Per attestato di Eusebio, tornò a visitar le misteriose imposture di Cerere Eleusina; compiè molte fabbriche [p. 468]in Atene; vi fece de’ suntuosi giuochi, fra’ quali una caccia di mille fiere. Sopra tutto quivi formò una biblioteca delle più copiose e belle che fossero nell’universo. Per tutto il tempo che si fermò Adriano3 nelle vicinanze della Giudea, cioè nella Soria e in Egitto, i Giudei, benchè pieni di rabbia a cagione del tempio di Giove fabbricato in Gerusalemme, si tenner per paura quieti. Ma intanto andavano disponendo tutto per ribellarsi a suo tempo. Fecero preparamenti d’armi, fortificarono vari siti, formarono cammini sotterranei per ricoverarvisi in caso di bisogno; e sopra tutto spedirono segreti messi per le varie città dell’imperio, acciocchè quei della lor nazione accorressero in lor aiuto, o formassero delle sedizioni. Nè lasciarono di commuovere anche altre nazioni a prendere l’armi, facendo loro sperare non pochi vantaggi e guadagni. Dacchè dunque videro Adriano molto allontanato dalle loro contrade, cominciarono apertamente a non voler ubbidire ai magistrati romani; ma non osando di venire a combattimenti, attendevano solamente a premunirsi contro la forza de’ Romani. Però Eusebio mette all’anno presente il principio di questa guerra.


Anno di Cristo CXXXIII. Indizione I.
Telesforo papa 7.
Adriano imperadore 17.


Consoli


Marco Antonio Ibero e Nummio Sisena.


Un’iscrizione rapportata dal Doni4 ci ha scoperto il prenome del console Ibero. Dove soggiornasse Adriano nell’anno presente, io nol so dire. Che fosse ritornato a Roma, non apparisce da alcuna memoria. Il dire col Tillemont5, ch’egli fu in questi tempi in Egitto e nell’anno seguente nella Soria,

  1. Euseb., in Chron.
  2. Blanchinius, in Anastasium.
  3. Dio., lib. 69.
  4. Donius, Inscription. Antiquar.
  5. Tillemont, Mémoires des Empereurs.