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455 ANNALI D'ITALIA, ANNO CXXVI. 456

altre illustri città alzò vari templi, e varie statue fece mettere in essi. Aggiugne lo storico Dione, che nella maggior parte delle città, dove si lasciò vedere, fabbricò de’ teatri, e v’istituì dei combattimenti annuali. Così dappertutto risuonava la fama e il nome di Adriano, come di comune benefattore di tutto il romano imperio. Varie iscrizioni in testimonianza di questo ho anch’io rapportato altrove1. Non è inverisimile, che verso il fine dell’anno egli si riducesse di nuovo ad Atene, città sopra le altre a lui cara, e quivi soggiornasse ne’ mesi del verno, moltiplicando le grazie verso quella città. In essa volle anche esser presidente dei pubblici giuochi e combattimenti. Fu osservato che molti de’ Greci portavano dei coltelli, anche andando ai lor templi. O per ordine o per riverenza di Adriano niuno osò allora di portarli.


Anno di Cristo CXXV. Indizione VIII.
Sisto papa 9.
Adriano imperadore 9.


Consoli


Publio Cornelio Scipione Asiatico, per la seconda volta, e Quinto Vettio Aquilino.


Camminando noi sul supposto, che Adriano Augusto soggiornasse nel presente verno in Atene, allora dovette succedere ciò che narra Sparziano, cioè ch’egli volle intervenire2 alle sacre feste di Cerere, che si faceano nella città di Eleusi o sia Eleusina. Rinomati erano i misteri di que’ sacerdoti, cioè i riti e le cerimonie che si adoperavano nel culto di quella falsa deità, appunto perchè segreti e non veduti dal popolo. Per grazia pochi si ammettevano alla conoscenza e participazione di sì fatte superstizioni ed imposture. Adriano, ad esempio d’Ercole e di Filippo il Macedone, ne volle essere partecipe, e farsi ascrivere [p. 456]al ruolo di que’ divoti. Venne poi da Atene a visitar le città della Sicilia, ed anche ivi è da credere che con larga mano spargesse benefizii, dacchè abbiamo una medaglia, in cui vien appellato Restitutore della Sicilia. Volle quivi visitare il monte Etna, per vedere la nascita del sole, la quale si dicea che rappresentava l’arco baleno. Dopo tante girate finalmente si restituì a Roma.


Anno di Cristo CXXVI. Indizione IX.
Sisto papa 10.
Adriano imperadore 10.


Consoli


Marco Annio Vero per la terza volta, ed Eggio Ambibulo.


Il primo de’ consoli Annio Vero, sappiam di certo che fu avolo paterno di Marco Aurelio imperadore; non così certo è il suo prenome di Marco. Ho io appellato il secondo Eggio Ambibulo, fondato sopra un’iscrizione da me rapportata altrove3, ed esistente nel Museo Capitolino. Credette il cardinal Noris4, ch’egli portasse i nomi di Lucio Vario Ambibulo, adducendone per prova due iscrizioni riferite dal Reinesio. Ma i marmi reinesiani non dicono che quel Lucio Vario Ambibulo fosse console, e perciò nulla si oppongono al marmo da me sopra citato. Il padre Pagi5 pieno della idea de’ quinquennali, decennali, quindecennali, ec. degl’imperadori, de’ quali sì spesso favella, pretende che il motivo d’Adriano per tornare a Roma, fosse affin di celebrare in quest’anno le feste che si usavano, allorchè gli Augusti compievano il decimo anno del loro imperio. Eusebio6, con cui vanno concordi l’autore della cronica alessandrina, e Paolo Orosio, scrive che nel presente anno dal senato romano fu conferito ad Adriano il titolo di Padre della Patria, e a Giulia

  1. Thesaurus Novus Inscript., tom. I.
  2. Spartianus, in Hadriano.
  3. Thesaurus Novus Inscript., p. 323, n. 2.
  4. Noris, Espistol. Consular.
  5. Pagius, Critic. Baron.
  6. Eusebius, in Cron.