Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
395 | ANNALI D'ITALIA, ANNO CIII. | 396 |
entro la quale si trovò la sorella di Decebalo. Allora dovette accadere ciò che narra Pietro Patrizio1, cioè che Decebalo mandò a Trajano prima alcuni de’ suoi conti, poscia altri de’ suoi principali uffiziali a supplicarlo di pace, esibendosi di restituir l’armi e le macchine da guerra, e gli artefici guadagnati nella guerra fatta a’ tempi di Domiziano2. Accettò Trajano le proposizioni, con aggiugnervi che Decebalo smantellasse le fortezze, rendesse i disertori, cedesse il paese occupato ai circonvicini, e tenesse per amici e nemici quei del popolo romano. Decebalo, suo malgrado, venne a prostrarsi a’ piedi di Trajano, e ad implorar la sua grazia ed amicizia. Non si sa, se in questa prima guerra e pace Trajano restasse in possesso di Sarmigetusa, e di quanto egli avea conquistato in quelle contrade. Certo è, che per questa impresa riportò egli il titolo di Dacico, nè aspettò a conseguirlo nell’anno seguente, come immaginò il Mezzabarba3; ma nel presente, siccome ancora apparisce da due iscrizioni da me date alla luce4, nelle quali è chiamato Dacico, correndo la sua tribunizia podestà V, che terminava circa il fine di ottobre in quest’anno.
Anno di | Cristo CIII. Indizione I. Evaristo papa 8. Trajano imperadore 6. |
Consoli
Marco Ulpio Nerva Trajano Augusto per la quinta volta, e Lucio Appio Massimo per la seconda.
Intorno ai consoli di quest’anno han disputato vari letterati, pretendendo che il consolato quinto di Trajano, e il secondo di Massimo cadano nell’anno seguente5;[p. 396] e che ciò si deduca da due o tre medaglie, nelle quali Trajano, correndo la sua settima podestà tribunizia, è chiamato COnSul IIII. DESignatus V. Ma concorrendo gli antichi fasti ne’ consoli sopraccitati, si può forse dubitare della legittimità di quelle monete, oppur di errore ne’ monetari. Finchè si scuoprano migliori lumi, io mi attengo qui al Panvinio, al Pagi, al Tillemont e ad altri, che non ostante l’opposizione di quelle medaglie, mettono in quest’anno il consolato quinto di Trajano. Massimo, il secondo d’essi consoli, verisimilmente è quel medesimo che nell’anno precedente s’era segnalato nella guerra dacica, e fu premiato per la sua prodezza coll’insigne dignità del consolato. Era6 già tornato a Roma nel precedente anno il vittorioso Trajano. Perchè egli da saggio e buon principe cercava il proprio onore, nè dimenticava quello del senato romano, avea fra l’altre condizioni obbligato Decebalo a spedire ambasciatori a Roma, per supplicare il senato di accordargli la pace, e di ratificare il trattato. Vennero essi verisimilmente in quest’anno, e introdotti nel senato, deposero l’armi, e colle mani giunte a guisa degli schiavi, in poche parole esposero la lor supplica. Furono benignamente ascoltati, e confermata la pace: il che fatto, ripigliarono l’armi, e se ne tornarono al loro paese. Trajano dipoi celebrò il suo trionfo per la vittoria riportata dei Daci: e v’ha una medaglia7, creduta indizio di questo suo trionfo, dove comparisce la Tribunizia Podestà VII; il che può far credere differita questa funzion trionfale agli ultimi due mesi dell’anno corrente. Ma quivi egli è intitolato CONSUL IIII; il che si oppone alla credenza ch’egli nell’anno presente procedesse console per la quinta volta. Un qualche dì potrebbe disotterrarsi alcuna iscrizione o medaglia che dileguasse le tenebre, nelle quali resta