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389 | ANNALI D'ITALIA, ANNO CI. | 390 |
anche gli altri Augusti, ma non di cuore, e i fatti poi lo mostravano. Ordinò ancora, che ai voti, i quali non meno in Roma che per le provincie nel dì 3 di gennaio si faceano per la salute dell’imperadore, s’aggiugnesse questa condizione: Purché egli governi a dovere la Repubblica e procuri il bene di tutti. Egli stesso in pregare gli dii per sè medesimo, solea dire: Se pure la meriterò, se continuerò ad essere quale sono stato eletto, e se seguirò a meritar la stima e l’affetto del Senato. Con tal pazienza accudiva egli ai pubblici affari, ascoltava i dibattimenti delle cause, e con tanta attenzione distribuiva le cariche, promovendo sempre chi andava innanzi nel merito, che il senato non potè contenersi dal palesar la sua gioia con delle acclamazioni, che mossero le lagrime al medesimo Trajano, coprendosi intanto il di lui volto di rossore, cioè di un contrassegno vivo della sua modestia. E verisimilmente il senato circa questi tempi conferì a Trajano il glorioso titolo di Ottimo Principe. Plinio nelle sue epistole parla di molte cause agitate in questi tempi nel senato, con aver Trajano ben disaminati i processi, e custodita rigorosamente l’osservanza delle leggi. Il primo gran dono che fa Dio agli uomini, quello è di dar loro un buon naturale, un intendimento chiaro e un’indole portata solamente al bene. Convien ben dire, che ottimo fosse il talento di Trajano, dacchè confessano gli storici, ch’egli poco o nulla avea studiato di lettere, ed era mancante d’eloquenza. Ma il suo ingegno e giudizio, e il pendìo a quel solo che è bene, supplivano questo difetto. E però, benchè non fosse letterato, sommamente amava e favoriva i letterati, e chiunque era eccellente in qualsivoglia professione.
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Anno di | Cristo CI. Indizione XIV. Evaristo papa 6. Trajano imperadore 4. |
Consoli
Marco Ulpio Nerva Trajano per la quarta volta, e Sesto Articolajo.
Credesi che l’uno di questi consoli avesse nelle calende di marzo per successore nel consolato Cornelio Scipione Orfito, e che nelle calende di marzo fossero sostituiti Bebio Macro e Marco Valerio Paolino; e poi nelle calende di luglio procedessero colla trabea consolare Rubrio Gallo e Quinto Celio Ispone. Trovasi un’iscrizione, da me1 riferita, posta a Marco Epulejo (forse Apulejo) Procolo Cepione Ispone, ch’era stato console. Sarebbe da vedere se si tratti del suddetto Ispone. Per me ne son persuaso, quantunque chiaro non apparisca in qual anno cada il di lui consolato. Han creduto molti storici, che in quest’anno avvenisse la prima guerra di Trajano contra dei Daci. Tali nondimeno son le ragioni addotte dal giudiziosissimo cardinal Noris2, che pare doversi la medesima riferire all’anno seguente. Nulladimeno il Tillemont3, scrittore anch’esso accuratissimo, inclinò a giudicarla succeduta in questo anno. Più sicuro a me sembra il differirla al seguente, quantunque si possa credere cominciata la rottura nel presente. Già vedemmo fatta da Domiziano una vergognosa pace con Decebalo re dei Daci, a cui egli s’obbligò di pagare ogni anno certa somma di danaro a titolo di regalo, che in fatti era un tributo. All’animo grande di Trajano parve troppo ignominiosa una sì fatta concordia e condizione, nè egli si sentì voglia di pagare4. Per questo rifiuto Decebalo cominciò a formare un possente armamento, e a minacciar le terre