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385 ANNALI D'ITALIA, ANNO C. 386

accettare questa dignità; ed accettata che l’ebbe, con istupore d’ognuno si vide il buon imperadore andarsi ad inginocchiare davanti al console, per prestare il giuramento come solevano i particolari: e il console, senza turbarsi, lasciò farlo. Altri consoli da sostituire agli ordinari, furono anche allora designati, siccome dirò nell’anno seguente.


Anno di Cristo C. Indizione XIII.
Evaristo papa 5.
Trajano imperadore 3.


Consoli


Marco Ulpio Nerva Trajano per la terza volta, e Marco Cornelio Frontone per la terza.


Gran disputa fra gli eruditi illustratori de’ Fasti consolari1 è stata e dura tuttavia, senza aver mezzo finora da deciderla, quale sia stato il collega ordinario di Trajano nel presente consolato, cioè chi con lui procedesse console nelle calende di gennaio. Parve al cardinal Noris2 più probabile che fosse Sesto Giulio Frontino per la terza volta, scrittore rinomato per li suoi libri, conservati sino ai dì nostri. Poscia inclinò piuttosto a crederlo Marco Cornelio Frontone per la terza volta, come avea tenuto il Panvinio, e tenne dipoi anche il Pagi. L’imbroglio è nato dalla vicinanza dei cognomi di Frontone e Frontino. Certo è che Frontone fu console in quest’anno. E perciocchè sappiamo da Plinio3, essere stati designati per quest’anno oltre all’Augusto Trajano due altri, che serebbono consoli per la terza volta, perciò alcuni han creduto anche Frontino console nell’anno presente; ma senza apparire in qual anno preciso, tanto egli quanto Frontone, avessero conseguito gli altri due consolati. Credesi ben comunemente, che nelle calende di settembre[p. 386] fossero sostituiti in quella illustre dignità Cajo Plinio Cecilio Secondo comasco, celebre scrittore di lettere, e del panegirico di Trajano, ch’egli per ordine del senato compose e recitò in questa congiuntura, e Spurio Cornuto Tertullo, personaggio anch’esso di gran merito. Secondo il Panvinio e l’Almeloven, nelle calende di novembre succederono Giulio Feroce ed Acutio Nerva. Ma io4 ho prodotta un’iscrizione posta nel dì 29 di dicembre dell’anno presente, da cui ricaviamo essere allora stati consoli Lucio Roscio Eliano e Tiberio Claudio Sacerdote. Benchè fosse assai conosciuto in Roma il mirabil talento di Trajano Augusto, pure assunto ch’egli fu al trono, maggiormente comparì qual era, con vedersi inoltre un avvenimento ben raro, cioè ch’egli non mutò punto nella mutazion dello stato i buoni suoi costumi, anzi li migliorò; e che l’altezza del suo grado e della sua autorità servì solamente a far crescere le sue virtù. Fasto e superbia sparivano le azioni di molti suoi predecessori5. Continuò egli, come prima, la sua affabilità, la sua modestia, la sua cortesia. Ammetteva alla sua udienza chiunque lo desiderava, trattando con tutti civilmente, e massimamente onorando la nobiltà, ed abbracciando e baciando i principali: laddove gli altri Augusti, stando a sedere, appena porgeano la man da baciare. Gli stava fitta in mente questa massima, che un sovrano in vece d’avvilirsi coll’abbassarsi, tanto più si fa rispettare e adorare. Usciva egli con un corteggio modesto e mediocre; nè andavano già innanzi lacchè o palafrenieri per fargli largo colle bastonate, anzi egli talvolta si fermava nelle strade, per lasciar che passasse qualche carro o carrozza altrui. Per un imperadore era assai frugale la sua tavola, ma condita dall’allegria di lui e da quella di varie persone savie e scelte,

  1. Panvinus, Pagius, Tillemont, Stampa.
  2. Noris, Ep. Consul.
  3. Plinius in Panegyr.
  4. Thesaurus Novus Inscript., pag. 305, n. 5.
  5. Plinius in Panegyr.