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355 ANNALI D'ITALIA, ANNO XCIII. 356

quarto anno scrive essere stati esiliati da lui assaissimi senatori. Probabilmente ciò avvenne più tardi. Ora noi sappiamo da Svetonio1, che Domiziano prima di questi tempi avea levato dal mondo Salvio Coccejano, solamente perchè avea solennizzato il giorno natalizio di Ottone imperatore suo zio; Sallustio Lucullo, non per altro, che per aver dato il nome di lucullee ad alcune lance di nuova invenzione; Materno Sofista, cioè professor di rettorica, per aver fatta una declamazione contra de’ tiranni; ed Elio Lamia Emiliano, per cagione di qualche motto piccante, detto fin quando esso Domiziano era persona privata. Moglie di questo Lamia fu Domizia Longina, figliuola di Corbulone. Gliela tolse Domiziano, e dopo averla tenuta per amica un tempo, la sposò, e diedele il titolo di Augusta. Ad accrescere la crudeltà di questo imperadore, s’aggiunse la smoderata credenza che si dava in questi tempi alle vane predizioni degli strologhi. Più degli altri loro prestava fede Domiziano, uomo timidissimo; e perchè fin da giovane gli avea predetto alcun d’essi che sarebbe un dì ucciso: perciò la diffidenza fu sua compagna finchè visse, e massimamente negli ultimi anni del suo imperio. Di qua venne la morte di vari principali signori dell’imperio; perchè egli si procacciava l’oroscopo di tutti, e trovandoli destinati a qualche cosa di grande, li faceva levare dal mondo. Metio Pomposiano, di cui parlammo all’anno 75, preservato sotto il buon Vespasiano, non la scappò sotto l’iniquo suo figliuolo. Perchè fu creduto che avesse una genitura, che vanamente gli pronosticava l’imperio, e perchè teneva in sua camera una carta geografica del mondo, e studiava le orazioni dei re e dei capitani, che son nelle storie di Livio, il mandò in Corsica in esilio2, ed appresso il fece ammazzare. Ma soprattutto s’accese, e giunse al [p. 356]colmo l’inumanità di Domiziano, dappoichè se gli ribellò Lucio Antonio Saturnino; del che s’è favellato all’anno precedente. S’accorse più che mai allora questo maligno principe, che l’odio universale è un pagamento inevitabile delle iniquità3. Trovò anche in Roma dei complici di quella congiura, e molti altri, che almeno sospiravano di vederla camminare ad un fine felice. Incrudelì dunque contra di chiunque era stato, o si sospettava che fosse stato partecipe dei disegni d’esso Lucio Antonio; nè perdonò se non a due uffiziali, che con vergognosa scusa coprirono il loro fallo. D’altre illustri persone da lui uccise parleremo all’anno seguente. Anche Tacito4 attesta avere bensì Domiziano commessa qualche crudeltà negli anni addietro, ma un nulla essere in paragon di quelle ch’egli praticò dopo la morte d’Agricola, avvenuta nell’anno presente, siccome dicemmo. O nel precedente anno, come vuole il padre Pagi5, o nel presente, come credette il cardinal Noris6 ed altri, ebbe principio la guerra de’ Romani coi Sarmati7. Aveano que’ barbari tagliato a pezzi una o più legioni romane coi loro uffiziali. Ciò diede impulso a Domiziano di accorrere colà in persona con un buon esercito, per frenare l’insolenza di que’ popoli. Da Marziale e da Stazio poeti, due trombe delle azioni di questo imperadore, noi impariamo ch’egli ebbe a combattere anche contro ai Marcomanni. Se bene, o male, non si sa. Ben sappiamo8 che, secondo il suo costume di attribuirsi le vittorie, anche quando egli era vinto, tornato a Roma nel gennaio di questo anno o pur del seguente, fece credere che gli affari erano passati a maraviglia bene. Tuttavia ricusò il trionfo, e si contentò di portare al Campidoglio la sola

  1. Sueton. in Domit., cap. 10.
  2. Dio., lib. 67.
  3. Sueton. in Domitiano, cap. 10.
  4. Tacitus in Vita Agricolae, cap. 45.
  5. Pagius in Crit. Baron.
  6. Noris Epist. Consulari, Tillemont et alii.
  7. Eutrop. in Breviar.
  8. Sueton. in Domitiano, c. 6.