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341 | ANNALI D'ITALIA, ANNO LXXXIX. | 342 |
collega, o pure ai sostituiti. Bastava alla sua boria, che il suo nome comparisse negli atti pubblici, l’anno de’ quali per lo più era segnato col nome de’ consoli ordinari. Del resto egli constumava di deporre il consolato alla più lunga nelle calende di maggio; e i più d’essi rinunziò nel dì 13 di gennaio. Ma quali persone fossero a lui sostituite in quella dignità, e in qual anno, non si può ora accertare. Volle Domiziano, che si celebrassero nell’anno presente i giuochi secolari, ancorchè, secondo l’istituto di essi, si avessero a celebrare ad ogni cento anni1, nè più che quarantun anni fosse, che Claudio Augusto gli avea fatti. La prima spedizion di Domiziano contro ai Daci, insuperbiti per la loro vittoria, forse accadde nell’anno presente. Andò egli in persona coll’esercito a quella volta. Racconta Pietro patrizio nel suo trattato delle ambascerie2, che Decebalo veduto venire con sì grande apparato di gente un imperador romano contro sè, gl’inviò degli ambasciatori per trattar di pace. Se ne rise il superbo Domiziano, ed avendoli rimandati senza risposta, ordinò che le milizie imprendessero la guerra, con dare il comando di tutta l’armata a Cornelio Fosco, prefetto allora del pretorio. Decebalo assai informato del valore di questo generale, che avea studiata l’arte militare solamente fra le delizie della corte e in mezzo ai divertimenti di Roma, se ne fece beffe, e spedì altri deputati a Domiziano, offerendosi di terminar quella guerra, purchè i Romani di quelle contrade gli pagassero annualmente due oboli per testa; e ricusando essi tal condizione, minacciava loro lo sterminio3. Contuttociò Domiziano, ch’era un solennissimo poltrone, come se avesse pienamente assicurato l’imperio da quella parte, se ne tornò da bravo a Roma, senza apparire se prima che terminasse[p. 342] il presente anno, o pur nel seguente. Per quanto scrivono Svetonio e Giordano4, Fosco avendo passato il Danubio, fece guerra a’ Daci, e probabilmente ebbe sopra di loro qualche vantaggio; ma in fine restò sconfitto e ucciso, forse nell’anno seguente. Circa questi tempi, per quanto s’ha da Eusebio5, Marco Fabio Quintiliano, eccellente maestro di eloquenza, nato a Calaorra in Ispagna, venne a Roma salariato dal pubblico, per insegnar la oratoria. Ma probabilmente ciò avvenne sotto Vespasiano, il quale fondò quivi varie scuole, e vi chiamò degl’insigni maestri. Certo è intanto, che Quintiliano fiorì sotto i di lui figliuoli, e fu anche maestro dei nipoti di Domiziano.
Anno di | Cristo LXXXIX. Indizione II. Anacleto papa 7. Domiziano imperadore 9. |
Consoli
Tito Aurelio Fulvio per la seconda volta e Aulo Sempronio Atratino
Siamo accertati da Giulio Capitolino6, che Vito Aurelio Fulvo o sia Fulvio, avolo paterno di Antonino Pio Augusto, fu due volte console. Giacchè Svetonio scrive che Domiziano volle un doppio trionfo dei Catti e dei Daci, non è improbabile ch’egli nell’anno presente affrettasse questo onore per far credere ai Romani, che felicemente passavano gli affari nella guerra della Dacia. Attesta il medesimo storico, ch’erano seguite alcune battaglie in quelle parti, e taluna verisimilmente vantaggiosa ai Romani, il che bastò all’ambizioso Augusto, per esigere l’onor del trionfo. Giacchè sopravvenne la sconfitta e la morte di Cornelio Fosco nella guerra che continuava nella Dacia, potrebbe attribuirsi all’anno presente la seconda spedizione del