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335 ANNALI D'ITALIA, ANNO LXXXVI. 336

conferire il governo riguardevole della Siria o sia della Soria, giacchè era mancato di vita Attilio Rufo, governatore di quella provincia. Fu detto ancora, che gliene inviasse la patente portata da un suo liberto, ma con ordine di consegnargliela solamente allorchè Agricola non fosse partito per anche dalla Bretagna; perchè dovea Domiziano temere, ch’egli non volesse muoversi, se prima non riceveva la sicurezza di qualche migliore impiego. Ma il liberto avendo trovato, che Agricola, dopo aver consegnata la provincia tutta in pace al suo successore, cioè a Sallustio Lucullo era già venuto nella Gallia, senza neppur lasciarsi vedere da lui, se ne ritornò a Roma, portando seco la non presentata patente. Entrò in Roma Agricola in tempo di notte, per ischivare lo strepito di molti suoi amici, che voleano uscire ad incontrarlo; e si portò a salutar Domiziano, da cui fu accolto con della freddezza. Da ciò intese egli ciò che potea sperare da un tale imperadore; e rimasto senza impiego, si diede poscia ad una vita ritirata e privata. Non mancò in corte chi animò Domiziano a fargli del male, accusando e calunniando un sì degno personaggio, prima ch’egli giugnesse a Roma; ma non avea per anche Domiziano dato luogo in suo cuore alla crudeltà, di cui parlerò a suo tempo; e la moderazione e prudenza d’Agricola ebbero tal fortuna, ch’egli giunse naturalmente alla morte, senza riceverla dalle mani altrui. Abbiamo da Tacito1, che dopo l’arrivo di esso Agricola a Roma, gli eserciti romani nella Mesia, nella Dacia, nella Germania e nella Pannonia, o per la temerità, o per la codardia de’ generali, furono sconfitti; e che vi rimasero o trucidati o presi moltissimi uffiziali di credito colle lor compagnie, di maniera che non solamente si perdè alquanto de’ confini del romano imperio, ma si dubitò infine di perdere i luoghi forti, dove soleano star le milizie romane ai [p. 336]quartieri d’inverno. Tali disavventure nondimeno si può credere che succedessero in vari anni; a noi resta luogo di distribuirle con sicurezza secondo i lor tempi, perchè son periti gli Annali antichi, e Svetonio e Dione, secondo il loro uso, contenti di riferir le azioni degli antichi Augusti, poca cura si presero della cronologia.


Anno di Cristo LXXXVI. Indizione XIV.
Anacleto papa 4.
Domiziano imperadore 6.


Consoli


Flavio Domiziano Augusto per la dodicesima volta, e Servio Cornelio Dolabella Metiliano Pompeo Marcello.


Tutti questi cognomi ho io dato al secondo de’ consoli, seguendo un’iscrizione da me2 pubblicata, e creduta spettante al medesimo personaggio. Abbiamo da Giulio Capitolino3, che in quest’anno venne alla luce Antonino Pio, il quale vedremo andando innanzi imperadore. E in questi tempi ancora, siccome scrive Censorino4, Domiziano istituì in Roma i Giuochi Capitolini, i quali continuarono di poi a celebrarsi ad ogni quarto anno, a guisa dei giuochi olimpici della Grecia. Si solennizzavano in onore di Giove Capitolino. Per testimonianza di Svetonio5, in que’ giuochi varie erano le gare e contese dei professori dell’arti. Chi più degli altri piaceva nel suo mestiere, ne riportava in premio una corona. Faceano un giorno le lor forze gli atleti; un altro dì i cantori e sonatori; un altro gl’istrioni o commedianti. V’era anche il giorno destinato per li poeti; e il suo per chi recitava prose in greco o latino. Stazio Papinio poeta6 recitò allora al popolo una

  1. Tacitus, in vita Agricolae.
  2. Thesaur. Novus Inscript., pag. 113, n. 2.
  3. Capitolinus, in vita Antonini Pii.
  4. Censorinus, de Die Natali, cap. 18.
  5. Suetonius, in Domitiano, cap. 4.
  6. Statius, in Sylv.