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179 | ANNALI D'ITALIA, ANNO L. | 180 |
quello stesso dì Lucio Silano, stato genero di Claudio, si diede la morte da sè stesso. Entrata nell’imperial palazzo Agrippina, poca pena ebbe a rendersi padrona dello scimunito consorte e de’ pubblici affari, con voler anch’ella, al pari di Claudio, essere ossequiata dal senato, dai principi stranieri e dagli ambasciadori. Cominciò ad ammassar della roba, senza perdonare a sordidezza alcuna, tirando colle lusinghe alcuni a dichiararla erede, ed atterrando altri con calunnie, per occupare i lor beni. Promosse gli sponsali del giovinetto Lucio Domizio suo figliuolo, già pervenuto all’età di dodici anni, colla suddetta Ottavia figliuola di Claudio, a cui questa alleanza fu il primo gradino per salire al trono imperiale. Fece parimente richiamare a Roma dall’esilio della Corsica Lucio Anneo Seneca, insigne filosofo stoico, e il diede per precettore al figliuolo, sperando di farne una cima d’uomo, e un mirabil imperadore, giacchè a questo bersaglio tendevano le principali sue mire. Impetrò anche la pretura pel medesimo Seneca. Appresso rivolse Agrippina lo spirito vendicativo contro a Lollia Paolina, che seco avea gareggiato pel matrimonio di Claudio. Fecesi comparire, che avesse interrogati strologhi e l’oracolo di Apollo di Clario, in pregiudizio dell’imperadore; questi perciò, senza lasciarle agio per le difese, la cacciò in esilio fuori d’Italia, e confiscò la maggior parte del suo ricchissimo patrimonio. Mandò Agrippina dipoi anche a levarle la vita; e fece appresso bandire Calpurnia, illustre donna, solo perchè accidentalmente a Claudio era scappato di bocca che era bella. Accrebbe Claudio in quest’anno il pomerio, o sia il circondario delle mura di Roma: il che era riputato di singolar gloria. Alle preghiere de’ Parti mandò loro per re Meerdate di quella nazione, che poca fortuna provò per sè e svergognò i Romani. Nella Tracia furono guerre tali nondimeno, che io mi dispenso dal riferirle, perchè di niun momento [p. 180]per la storia presente. Se crediamo ad Orosio1, seguì in quest’anno l’editto di Claudio, che tutti i Giudei uscissero di Roma, del che parla san Luca negli Atti degli Apostoli2. Prodigiosa era la quantità d’essi in quella gran città. Orosio cita Giuseppe ebreo per testimonio di tal fatto all’anno presente; ma nei testi di Giuseppe ebreo oggidì non si trova un tal passo. Per altro è certo il fatto, asserendolo ancora Svetonio3 con dire di Claudio: Judaeos, impulsore Chresto (così egli nomina il divino Salvator nostro) assidue tumultuantes Roma expulit. Sotto nome de’ Giudei erano allora compresi anche i Cristiani; e forse i Giudei, perseguitando i Cristiani, svegliavano que’ tumulti.
Anno di | Cristo L. Indizione VIII. Pietro Apostolo papa 22 Tiberio Claudio, figlio di Druso, imperadore 10. |
Consoli
Cajo Antistio Vetere, o sia Vecchio, e Marco Suillio Nervilino
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Ho scritto Nervilino, e non già Nerviliano, come hanno altri, perchè il cognome di questo console si legge formato così in un insigne marmo del museo Capitolino, da monsignor Bianchini4, e da me5 ancora dato alla luce. Un altro gran passo fece in quest’anno Agrippina per innalzar sempre più il suo figliuolo Lucio Domizio Enobarbo6. Tuttochè Claudio Augusto avesse un figliuolo maschio, cioè Britannico, che naturalmente avea da succedere a lui nell’imperio, il semplicione si lasciò indurre ad addottar per figliuolo anche il medesimo Lucio Domizio, il quale, passato nella famiglia Claudia, cominciò ad