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163 ANNALI D'ITALIA, ANNO XLVI. 164

cinquanta. Nel giorno suo natalizio1, cioè nel dì primo di agosto, in cui dieci anni prima dell’Era nostra egli venne alla luce in Lione, correva in quest’anno l’ecclissi del sole. Claudio con pubblico monitorio ne fece alcuni dì prima avvertito il popolo, acciocchè sapessero quello essere un effetto necessario del corso dei pianeti, e non ne tirassero qualche mal augurio, per lui, come per poco soleano fare in tanti altri affari i Romani, essendo troppo quella gente nudrita dagl’impostori nella superstizione. Le medaglie2 ci fan vedere che, tanto nel precedente che nel presente anno, Claudio prese più volte il titolo d’imperadore, trovandosi nominato imperadore per la decima volta. Indizii son questi, che i suoi generali nella Bretagna doveano aver fatti de’ progressi coll’armi; ma di ciò non resta vestigio nella storia.


Anno di Cristo XLVI. Indizione IV.
Pietro Apostolo papa 18
Tiberio Claudio, figliuolo di Druso, imperadore 6.


Consoli


Publio Valerio Asiatico per la seconda volta, e Marco Giunio Silano.


Dal trovar noi Valerio Asiatico nominato console per la seconda volta, apparisce aver ottenuto l’eccelso grado di console un qualche anno innanzi, sostituito ai consoli ordinari; ma in quale non si è potuto finora esattamente sapere. Se crediamo al Panvinio3 e ad altri, nelle calende di luglio a questi consoli succederono Publio Suillo Rufo e Publio Ostorio Scapula. Che ancor questi veramente arrivasse al consolato, ne abbiam delle prove; ma se veramente in quest’anno, ciò non si può accertare. Era4 Marco [p. 164]Giunio Silano console fratello di Lucio, da noi veduto genero di Claudio Augusto. Diede molto da dire a’ Romani la risoluzion presa in quest’anno dal suddetto Asiatico console. Siccome era stato determinato da Claudio per fargli onore, egli dovea ritener per tutto l’anno il consolato; ma spontaneamente lo rinunziò. Aveano ben fatto lo stesso alcuni altri consoli, per mancar loro le ricchezze sufficienti a sostener la spesa enorme che occorreva in celebrar i giuochi circensi, addossata alla borsa dei consoli, e cresciuta poi a dismisura. Era giusta la scusa e ritirata per questi, ma non già per Asiatico, ch’era uno de’ più ricchi nobili del romano imperio, possedendo egli delle rendite sterminate nella Gallia, patria sua. Il motivo da lui addotto fu quello di schivare l’invidia altrui pel suo secondo consolato; ma poteva meglio assicurarsene col non accettarlo neppure per i primi sei mesi; e può credersi che non andò esente dalla taccia di avarizia quella spontanea sua rinunzia. Vedremo all’anno seguente i frutti amari di tante sue care ricchezze. Nel presente toccò la mala ventura a Marco Vinicio, personaggio illustre, già marito di Giulia Livilla, cioè d’una sorella di Caligola. Non l’avea nel suo libro Messalina, dopo aver essa procurata la morte alla di lui consorte. Crebbero anche i sospetti e gli odii contra la di lui persona, dacchè (per quanto fu creduto) l’onestà di lui diede una negativa alle impure voglie della medesima Messalina. Seppe ella fargli dare sì destramente il veleno, che il mandò per le poste al paese di là, con permettere dipoi, che dopo morte gli fosse fatto il funerale alle spese del pubblico: onore molto familiare in questi tempi. Da Agrippina, prima che divenisse moglie di Tiberio Augusto, era nato Asinio Pollione, il quale perciò fu fratello uterino di Druso Cesare figliolo di Tiberio. Nel cervello d’esso Pollione entrarono in quest’anno grilli di grandezze e desiderii di divenir imperadore; e cominciò egli per questo alcune tele

  1. Sueton. in Claudio, cap. 2.
  2. Mediobarbus, Numismat. Imperator.
  3. Panvinius in Fast. Consularibus.
  4. Dio., lib. 60.