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occhi, e scosse la coda come un indice che significasse: sì, sì.
Adesso si sentiva battere forte al portone, ed il cuore di Gina palpitava come se i colpi le arrivassero al petto: nel silenzio improvviso, gli oggetti sulla tavola, i mobili, la fiamma nel camino, parvero divenuti loro i personaggi della scena. Più vivido dunque fu, come un subito rossore in un viso smorto, l'irrompere nella stanza di una piccola ragazza bionda avvolta in uno scialle rosso. Ella agitava in alto con la mano destra il trofeo selvaggio d’una coppia di polli vivi dai colori raggianti, mentre la sua spalla sinistra si piegava sul braccio che sosteneva un cestino colmo di viveri. Il suo modo di vestire, leggero, le scarpette lucide scollate sulle calze color carne che rivestivano di una seconda pelle le gambe affusolate, completavano l’illusione che con lei fosse già arrivata la primavera.
— Bellina! — gridò Gina quasi con angoscia — Ma sei tu, sei proprio tu?
E le si precipitò addosso, la coprì tutta con la sua grande persona nera, la strinse assieme coi polli, col cestino, con lo scialle, le tempestò il viso ed il collo di baci appassionati.