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nel sonno, ed il giorno dopo assegnava loro, per castigo, una doppia razione di lavoro.
Per quella sera però si fece eccezione: i ragazzi perlustravano i dintorni del podere, e lo zio e gli altri si attardavano a chiacchierare nella cucina: ella andò a letto, stanca; e sognò di continuare la giornata: rimetteva in ordine la nuova casa, ma gli oggetti le si movevano ed ammucchiavano attorno, con strane inversioni; nel paiuolo per la polenta bolliva del vino, la caffettiera era piena di noci, i bambini avevano portato nell’aia le posate e giocavano con esse. E dai sacchi bucati scappavano rivoletti di grano e saltavano i chicchi d’ambra del frumentone, alcuni dei quali camminavano come insetti.
Eppure lei non si sgomentava: anche nel sonno sapeva che tutto doveva rientrare in ordine.
— Si sa, — pensò svegliandosi; — la fatica e le preoccupazioni dànno i cattivi sogni.
Guardò alle finestre e vide ch’era buio ancora: presto quindi per chiamare i figli. Lei però a letto senza dormire non poteva starci; quindi si alzò, scese giù e accese il fuoco.