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luminato d’improvviso dalla luce della cucina, io avevo veduto un uomo. Era l’uomo col quale ella stava al momento del mio arrivo e col quale doveva cenare e passare la notte. E poco male fosse stato un uomo semplicemente: il terribile è che era mascherato: aveva un lungo cappotto nero col cappuccio ed una bautta nera sul viso.

Quando io dunque lo vidi, dritto lungo nell’angolo del camerino, mi parve il diavolo; tanto che l’emozione ed il terrore, nel primo momento, m’impedirono di sentire le menzogne con le quali la zingara spiegava al marito i preparativi della cena; poi a poco a poco ripresi animo, e spiegando a mia volta a me stesso il contegno di lei nel ricevermi, cominciai a fare le più amare riflessioni sul conto mio e suo. E provavo soggezione e paura di quell’altro, che certo mi aveva riconosciuto e si beffava di me: però infine pensai: — piano, col beffare! Siamo tutti e due, i beffati, compare: e nulla mi costa di saltarti addosso e strangolarti.

Sì, ragazzi, — disse lo zio Dionisio, alzando la voce ancora sdegnata; — tanto il sangue mi saliva alla testa, per il dolore e la rabbia, che per vendicarmi fui sul punto di assalire l’uomo mascherato. E lui doveva