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— Sono stata sempre a Milano, — disse, nel più bel dialetto di quella città. — Ci sono andata a piedi: mi fermavo nelle masserie fuori mano, dicendo che andavo a trovare la mia mamma moribonda all’ospedale: e tutti mi davano da mangiare e denari per il viaggio. A Milano ho chiesto l’elemosina, finchè la polizia non mi acciuffò: fui messa in un ospizio, e poi mandata a servizio. Una vita che non mi andava a genio. Ho subito però incontrato il mio Martino, mi sono fatta sposare e l’ho persuaso a tornarcene qui. Non ho fatto bene?
Era diventata una bella figliuola, corpo del diavolo, — esclamò il vecchio, con gli occhi riaccesi dal lontano ricordo. — Ma quando rideva, scuotendo all’indictro i capelli sempre corti, mi dava l’idea di una leonessa come l’avevo veduta in un circo di saltimbanchi a Mantova. Appena se ne fu andata, la mamma disse:
— La non mi va e la non mi va! È meglio che stia lontana da casa nostra. — E proibì alla Lena di andare nella bottega di Martino detto il mercantino.
Il vecchio bevette un altro sorso d’acqua ed esitò prima di riprendere il racconto: poichè il ricordo di quanto gli rimaneva da