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— Lei, o la figlia o la morte, è lo stesso, — egli affermò: e si fece cupo, come realmente preoccupato per il tetro e magro avvenire che lo aspettava: nè gli scherzi dei fratelli valsero a rasserenarlo.
Avevano cominciato a vendemmiare l’uva nera; ed anche per questo si attendeva il Giannini che doveva acquistarla per conto suo; ma neppure il giovedì egli si lasciò vedere.
Il venerdì mattina Osca andò al mercato, e coi denari ricavati dalla vendita dell’uva bianca e del frumentone, e con altri risparmi della madre, comperò una vacca.
Fu una festa quasi religiosa per tutta la famiglia. La grande bestia placida, che pareva uscita da un bagno di caffè e latte e tutta lucidata col burro, fu accolta come un idolo, come il primo segno tangibile dei nuovi destini della famiglia. Il lavoro ed il sudore di tutti i cinque fratelli, l’insonnia ed i sacrifizi della madre, l’obbedienza dei figli, tutto era concretato nella vacca tranquilla. Ed essa attraversò l’aia, quasi compiacendosi della sua importanza, dondolando come campane di promessa le lunghe mammelle già piene, e guardandosi attorno coi grandi occhi che parevano umidi di lagrime di consolazione.