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— Ed è inutile che tu finga, Annalena; tu pure mi vuoi bene. Dimmelo, però, dimmelo.
— Ti voglio bene, sì, come si vuol bene a tutti i galantuomini.
Egli tese le mani per impedirle di continuare.
— Non così! Non so che farmene, di questo bene. Voglio il vero bene, l’amore. Ti voglio non come amica, ma come amante.
Ella sollevò il viso, fiera e triste.
— Urbano, dimentichi che io sono nonna. Che direbbero i ragazzi se ci sentissero? Sono loro, adesso, che devono amarsi: la tua Lia col mio Giovanni, o col mio Baldo.
Si fermò spaventata: perchè si accorgeva che davanti alla debolezza dell’uomo, i suoi calcoli di madre risorgevano attraverso il suo amore di donna. E non era meglio così? No, non era meglio; poichè sentiva l’uomo già sopra di lei, ardente di carne, di dolore, affamato d’amore; e pensava che bastava cedere un poco, abbandonarsi anche lei al suo desiderio, per fare di lui uno strumento della sua ambizione.
— Lasciami, — supplicò dibattendosi. — Lasciami e vattene.
Egli la stringeva con un braccio, le sfio-