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— Non bisogna ridere, di certe cose. Anch’io, fino a poco tempo fa, ridevo di tutto, e non capivo niente. Eppure non ero contento, come sono contento adesso che vedo la strada diritta davanti a me.
— Quale sarebbe?
— La strada che conduce alla salute eterna. Quella che ci è stata indicata da Cristo, venuto nel mondo e morto per amore nostro. La salvezza dell’anima, insomma.
Quell’«insomma», alquanto impaziente, voleva significare: ma che razza di cristiana sei, se non capisci queste cose?
E Lia se ne sentì un po’ scossa: domandò:
— Ma davvero ti farai prete?
— Se potessi, sì. Per diventare preti bisogna studiare, e per studiare occorre essere signori: noi invece siamo poveri, e la famiglia ha bisogno di me, del mio lavoro. Ma lavorando si serve il Signore. E l’esser poveri, — egli aggiunse, perchè alla ricca fanciulla non venisse in mente di compassionarlo, — avvicina a Dio. Egli pensa a noi, più che ai ricchi, egli che dà il cibo agli uccelli e veste come i re i gigli dei campi. E lo stesso Gesù disse: entrerà più facilmente un cammello nella cruna d’un ago che un ricco nel regno dei cieli.