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i suoi denti piccoli e lucidi come quelli dei bambini; poi si rifece serio. E ad Annalena, che adesso lo guardava ripresa dalla sua coscienza tranquilla, il viso di lui ricordava il fiume, nei giorni incerti di autunno, quando le nuvole si aprono e si chiudono in cielo e dentro l’acqua.
A sua volta gli domandò:
— Quanti anni hai, Urbano?
Egli sollevò la mano destra, col pollice piegato sulla palma e le altre dita aperte. Quarant’anni egli aveva; tre meno di lei, ma ne dimostrava a volte di più, a volte di meno, a seconda dell’espressione del viso.
— Sì, Annalena, quaranta per San Michele. Anch’io cambio di casa, quel giorno, da un anno passo all’altro, e sempre in peggio.
— Perchè in peggio?
— Perchè la casa della vecchiaia è brutta.
— L’uomo è sempre giovane. Persino lo zio Dionisio, col bastone per moglie, lo afferma.
— Meglio un bastone, per moglie, che certe donne. Certe donne, cara Annalena, fanno invecchiare anche i ragazzi di venti anni. La mia, per esempio....
— Urbano! — esclamò lei, quasi per richiamarlo a sè stesso e impedirgli di pro-