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che il tepore fosse quello della primavera, mandava qualche fischio di allegria, e Pietro.

Pietro aveva solo cinque giorni di licenza, e non intendeva sprecarseli lavorando. La sua sola preoccupazione era per il cavallo e la carrozza di Urbano Giannini; il Giannini però non stava poi in America, e doveva ben capire l’impossibilità di riavere il suo veicolo del quale, con quel maltempo generale, non poteva certo servirsi.

In compenso, Pietro pensava di dare da mangiar bene al cavallo, e compiuto questo dovere, tornava in cucina, a mangiare a sua volta ed a scherzare con le donne.

Le donne erano il suo elemento naturale: gli piacevano tutte, anche la madre, in senso certamente diverso dalle altre: gli pareva ch’ella spandesse un caldo effluvio attorno, di salute, di benessere fisico e morale; mentre, per esempio, lo zio Dionisio, sebbene lo indispettisse con le sue continue sentenze ed una certa sua vigilanza sorniona, per lui già odorava di morte.

E lui, Pietro, amava la vita con tutti i suoi sensi, a cominciare da quello della gola a finire con quello del tatto: palpava e odorava le cose che toccava, e tutto, anche la polenta calda, anche lo scialle di