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82 tre anni dopo

lavano. Paolo capì che il levriere doveva aver veduto il cinghiale.

— Va! — esclamò. Maometto ripartì come una freccia, seguito dagli altri cani.

Angela li sentì abbaiare furiosamente dietro un rialzo. Uno sparo echeggiò, poi un altro, poi un altro. Tutte le macchie dell’appostamento fremevano; l’abbajare dei cani si avvicinò e Pietro sollevò il fucile.

Il cavallo di Angela mordeva il freno, si scuoteva e sussultava. Il piccolo cinghiale, già ferito, apparve nel sentiero. Era una bestia di un anno tutt’al più, col pelo lucente, a sottili strisce nere e giallo cupo. Pietro lo prese subito di mira e sparò. Il colpo fu così improvviso, vicino e forte, che la fanciulla si spaventò: poi vide il bosco oscillarle sul capo e la vallata ballare, con le macchie, i cespugli, le pietre mosse da un turbine vorticoso. Allora gettò un grido straziante e battè la fronte su un mucchio di pietre. Il cavallo spaventato le aveva preso la mano, dandosi a una corsa pazza giù per la china e Angela era precipitata miserevolmente.