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la vita in famiglia 47

st’ultimo con un sorriso. Ma egli stava per dei mesi lontano e Sebastiano comandava, facendosi rispettare ed amare.

Il giovane non frequentava la società signorile, andava con la gente del suo vero ceto, coi principali cioè, fossero vestiti in costume o da signori come lui. Stava poco in casa, e nelle poche ore che ci stava lavorava nell’orto o sbrigava la corrispondenza di suo padre.

Anna lo perseguitava con la sua presenza e le sue domande, talvolta indiscrete, persino nell’ufficio, come veniva chiamata la stanza da lavoro di Paolo Velèna, tutta piena di registri, di bollette, di lettere, di codici commerciali, di carta da lettere intestata — Paolo Velèna commerciante — di aziende e di quell’odore poco gradevole che lasciano ove si siedono i carradori, gli scorzini e i carbonai.

Anna trovava là dentro qualcosa di ignoto che non sapeva nè cercava di definire. Forse era il profumo acre del lavoro, dell’opera, della fatica, del guadagno accumulato a forza di sudore e di cure gravissime.