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i primi giorni 27

sotto i mandorli che rinverdivano, crescevano già le altre piantagioni, su cui la rugiada brillava come polvere di perle, specialmente sui piccoli steli verdi delle cipolle.

Sebastiano coltivava l’orto. Ora aspettava che i cavoli venissero venduti, per zapparlo, solcarlo e ripiantarlo. Intanto seminava i primi fiori e potava i rosai e i cespugli.

— Tu hai messo i piedi qui! — gridò a Caterina appena la vide, additando un’aiuola calpestata.

— Non è vero. Non vedi che sono le pedate di Maometto....

— Anche bugie vieni a dirmi? Sono i piedi tuoi ti dico. Bada bene che non ti trovi io. Altrimenti ti taglio il naso con queste forbici qui. Buon giorno, Anna. Hai dormito stanotte?

— Non c’è male, — rispose Annicca arrossendo. — Grazie.

— Grazie di che? — domandò Sebastiano con le braccia in aria, ridendo.

Annicca si fe’ ancor più rossa e scomparve con Caterina.

Maometto era il cane. Un bel levriero alto,