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310 le anime oneste


Si sentiva, nel loro canto, il gorgheggio di fontane cristalline, il trillo di chitarre lontane, il profumo dei ciclamini e delle edere bagnate di fresche rugiade. Anna e Sebastiano camminavano sempre, senza parlare.

Poi improvvisamente, dopo una piccola scorciatoia, si trovarono al confine del bosco, vicini ad un muro basso coperto d’erbe.

— Sei stanca? — domandò Sebastiano.

E fece sedere un po’ la fanciulla, ch’era tutta rosea in viso, un po’ stanca davvero.

Anch’egli sedette. Il sole era tramontato; al di sopra delle montagne lontane splendevano larghe fasce d’oro, listate di rosa; al di là del muro scendeva il giovine uliveto.

Gli ulivi erano piccoli ancora, teneri, delicati. S’inclinavano sulla china come virgulti di pianticelle nane, e avevano il colore pallido e polveroso della ruta. Sebastiano li guardò con amore e indicò alla cugina il sito ove avrebbe fabbricato il molino.

Ripresero la via. Col tramonto del sole era cessata la brezza, e già presentivasi la gran pace del vespro.