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le anime oneste 297


Una, giovinetta, era sorella dei servi; l’altra, vecchia, era una brava donna di servizio dei Velèna, massaia consumata e onesta coscienza. Quindi non potevano svolgersi idilli pericolosi nella nuova, pacifica e patriarcale dimora.

La vigna era stata piantata ad invito, cioè tutti i contadini di casa Velèna avevano in un dato giorno prestato gratis, dietro invito, l’opera loro; in compenso erano stati loro imbanditi dei pasti pantagruelici. Anche per l’oliveto, ovvero per l’innestatura degli olivastri, s’era seguito lo stesso costume.

Sebastiano condusse lentamente Angela ed Anna attraverso la tenuta. Nei viali della vigna, dell’orto, del giardino, da per tutto, piccoli alberi fruttiferi, alti appena uno o due metri, ridevano al sole che ne smaltava le piccole foglie piene di vita.

Specialmente un filare di albicocchi attirò l’attenzione di Anna. Non v’ha certamente un albero più delicato e poetico dell’albicocco. Le foglie avevano tutte le sfumature del rosso delicato, e così diafane, traversate dal sole, parevano fiori bizzarri.