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le anime oneste | 295 |
stanze terrene, per i servi, ed un’altra stanza separata per le serve.
Cantine ancora vuote, magazzini, dispense e granai.
Nell’ampio cortile c’era un allevamento di galline, anitre e oche; due enormi maiali divoravano un mucchio di patate.
Le stanze erano ancora vuote, e nella frescura un po’ buia delle cantine si respirava l’aria di un sogno ancora basato sulla speranza e sopra un poco di pretensione.
Lo scorso anno solo i granai s’erano riempiti di grano, d’orzo, di fave e d’altri legumi secchi, la cui vendita, fatta per necessità sin dall’inverno, cioè quando le derrate non hanno ancor preso il massimo prezzo, aveva in parte supplito alle spese sempre crescenti per la coltivazione della tenuta.
Paolo Velèna aveva detto a Sebastiano:
— Io ti darò una somma eguale a quella spesa per la laurea di Cesario.
Ma benchè questa somma fosse non indifferente, pareva non dovesse bastare. Solo per i muri erano occorse migliaia di lire.