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292 | le anime oneste |
alla cugina. — Ci vuol molto ancora? lo non ne posso più.
— Va piano, perciò, — disse Angela. — Fammi il piacere, copriti il capo. Prenderai un malanno. Hai già la faccia abbronzata e macchiata dal sole.
— È nulla; è una fronda che mi ha percosso il viso, — rispos’ella passandosi la mano sulla faccia e sui capelli.
Ma anche Paolo insistè perchè si rimettesse il fazzoletto di seta bianca che le era scivolato sulle spalle.
Verso sera arrivarono.
Sulle prime Anna non vide che un muro alto, infinitamente lungo. Un cancello di ferro lasciava intravedere un viale arenoso, e al di là del muro spuntava la facciata di una chiesa antica.
Una gran calma, un silenzio profondo da per tutto; il paesaggio sfumava in linee uniformi, placidamente stese sotto la tenue luminosità del crepuscolo. Ad occidente i boschi di un verde cupo si disegnavano sullo smalto dorato dell’orizzonte, mentre ad est e al nord