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276 le anime oneste


Eppure l’Anna partita nel settembre del 189... non rassomigliava molto all’Anna che ritornava. Sembrava più alta, questa, più formata; persino il suo sguardo era diverso, più vivo, più intelligente. Quando parlava, gli occhi le si animavano meravigliosamente, e il più astuto osservatore non avrebbe mai scorto in quelle iridi sfavillanti di luce alcuna ombra di tristezza o di rimpianto.

Solo a momenti avevano come un’ombra di vaga stanchezza o d’indifferenza che sembrava sprezzante; ma forse era il fastidio del lungo viaggio.

Anna vestiva inappuntabilmente da viaggio; un abito grigio semplicissimo; e un grazioso berretto della stessa stoffa le copriva i capelli attortigliati un po’ al di sopra della nuca, in un nodo stretto, dal cui centro scappava qualche ricciolo. La fronte restava libera, bianchissima, ma sulle tempia piovevano scherzose delle piccole ciocche morbide che tuttavia sembravano ribelli.

Una grande semplicità, una grande noncuranza, in ogni sorriso, in ogni parola.