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la lontananza 247

senza; solo quando l’intendente gli disse, l’indomani, con serietà:

— I registri, i libri son quà... — rispose, come uscendo da un sogno:

— Lasciate, non son venuto per questo.

— Perchè dunque è venuto? — si domandò il signor Francesco. Non fece però apertamente alcuna osservazione.

Però in fondo era tormentato dalla novità della cosa. La presenza di Sebastiano l’imbarazzava, tanto più che non riusciva a spiegarsela, come non capiva il contegno del giovine. Sebastiano pareva intontito o per lo meno indifferente. Non parlava, non rideva, non diceva perchè era venuto. A momenti cadeva in una specie di stupore profondo e se l’intendente l’interrogava, rispondeva con degli — ah, sì! — che avrebbero offeso un altr’uomo diverso dal signor Francesco.

Sulle prime Sebastiano si era vivamente preoccupato per il suo cavallo, ma trovatogli del pascolo, dei foraggi, ed anche una capanna, era caduto nell’atonia che sbalordiva e disorientava l’intendente.