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capo d’anno | 229 |
Dopo l’antipasto, di salami e tonno sott’olio, s’era mangiata rapidamente la minestra, e Antonino aveva detto:
— Così si mangia a Fonni; si mangiano le vivande mentre scottano.
— Ma io mi sono scottato, — gridò Nennele aprendo la bocca.
La madre gli accennò con gli occhi di star zitto, ma egli continuò a dire sciocchezze. Gonario rideva sempre.
Dopo la minestra fu servito il lesso con olive secche e minuscoli pomidoro verdi sotto aceto; poi maccheroni gialli, arrosto con rafani, e poi del riso ancora giallo con uccelletti sulla cui crosta rosolata si stendeva lo strato giallo del riso.
Possibile, — borbottò Cesario rivolto alla madre, — possibile che non si possa mangiare nulla senza zafferano?...
Maria parve mortificata, ma Gonario disse che lo zafferano stava bene su certe vivande.
E Lucia disse con semplicità:
— È una droga. Noi non usiamo altre droghe, tranne un po’ di pepe su certe verdure.