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146 le passioni

E i carbonai, gli scorzini, i carradori, avrebbe desiderato vederli lavorar le terre, dissodare e coltivare i latifondi incolti, seminando le vallate invase dai prugni e dalla pervinca, e guidando greggie nei pascoli abbandonati alla maledizione della solitudine.

Già! Quando Sebastiano parlava di queste cose lo guardavano con un sorriso d’ironia. Cesario lo sbeffeggiava apertamente. Questo però c’era di positivo; che Sebastiano era forte, sano e robusto, mentre Cesario tossiva tutta la notte. Il resto si sarebbe veduto poi. Se Sebastiano fosse stato certo di poter un giorno sposare la cugina, nessuno più felice di lui.

Ma, oramai pur troppo, ne dubitava. Gonario Rosa, laureatosi, frequentava lo stesso ufficio d’avvocato dove praticava Cesario.

L’amicizia dei due giovanotti restava inalterabile. Anche per Gonario l’avvenire non si presentava molto brillante, ma poco importava: egli era ricco, forse uno dei più ricchi di Orolà.

Tutto il patrimonio posseduto dai Velèna, Gonario lo aveva per sè solo. Ma siccome viveva il padre, uomo severo e duro, Gonario approf-