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2 | l’arrivo |
da Arrius, illustre ploaghese che visitò le 42 città dell’isola ai tempi del console Marco Tullio Cicerone (116-43 a. C.), Orolà figurava per cento mila abitanti, tra l’urbe, i castelli e i villaggi sottoposti, e Antonio di Tharros, nella relazione dei saccheggi saraceni, parla di grandi vestigi lasciati dai Romani in Orolà, fra cui magnifiche terme costrutte sotto il pretore M. Azio Balbo. Al presente Orolà non conserva alcun ricordo della dominazione Romana, tranne che nel costume e nel dialetto latino, e i suoi abitanti sono appena sei o sette mila. Il suo solo monumento è Santa Croce, vecchia chiesa pisana del 1100, con affreschi del Mugano, pittore sardo del secolo XVII.
Bellissimi paesaggi circondano Orolà, e montagne granitiche chiudono il suo orizzonte, a levante e al sud, sotto un purissimo cielo. Tra le famiglie più cospicue di questa simpatica e originale cittadina erano, e sono, i Velèna, gente benestante, discendente da un ramo di principali sardi.
I principali sardi sono i membri delle famiglie potenti e ricche del popolo, per lo più