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vano preso l’abitudine di farsi ritrattare nei loro busti con parrucche movibili per poter seguire i capricci della moda.

A giudicare quel ritratti si vede lo sfarzo di una bizzarria, più tosto che la ricerca paziente del carattere. Bisognava solleticare prima di tutto la vanità del cliente e dimostrare al pubblico la sua ricchezza. Nè egli avrebbe saputo, nè lo scultore avrebbe potuto, desiderare o tentare una forma d’arte perfetta. Il centro del sarcofago in porfido rappresentante un trionfo dell’imperatore costantino. museo vaticano. (Fot. Alinari). mondo stava per spostarsi e una nuova civiltà — o per essere più esatti — una nuova armonia veniva formandosi lentamente sopra le rovine del pensiero classico. Oramai Roma, come una bella donna oppressa da’ suoi ornati troppo pesanti, stava per cadere esaurita dalla gravezza della sua armatura. Costantino arrivò al momento di questa agonia, e non seppe o non potè far altro che racchiudere il cadavere palpitante ancora dentro il suo mirabile mausoleo.

Del resto anche l’architettura degenerava. Le terme che egli edificò sul Quirinale non ebbero nè la resistenza nè la maestà di quelle che i suoi antecessori ave-


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