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dono anche sulla parte anteriore, ci portano a metterla in relazione colla parte di dietro, ove son rappresentati Bacco col resto del tiaso. Ciò è accennato anche dall’analogia nella composizione dei due dipinti, mercè la quale colà una Baccante col timpano, qui il Satiro compariscono da dietro al colle fino alla metà del corpo. Nel dipinto di faccia vien rappresentato, come il re Licurgo, violatore del tiaso bacchico, preso da manìa ammazza la moglie ed i figliuoli. Il re sta in piedi nel mezzo del dipinto, contorto le fattezze dalla manìa, e vibra una bipenne per recare il colpo mortale alla consorte, la quale egli tiene afferrata al capo dopo averla buttata in terra. Il figlio, già colpito, è per cadere a sinistra del padre, ma vien raccolto da una figura muliebre, probabilmente qualche serva della casa. Al di sopra della strage vola Lyssa dea della manìa, la quale col κέτρον e la face spinge Licurgo a continuare nel suo furore (v. Bruno Ann. d. Inst. XXII, 1850, p. 339 segg.). Essendo il re di Tracia così punito per cagione della sua empietà contro il tiaso, l’artista ha resi convenientissimamente Bacco ed i suoi seguaci testimoni del fatto: concetto, che vediamo rappresentato sur un vaso riprodotto nei Mon. dell’Inst. IV, 1845, tav. XVI. Qui però il tiaso, che è distribuito ad ambedue i lati della strage, ci vien recato dinanzi agli occhi privo di ogni espressione d’interesse al fatto. Due Baccanti percuotono il timpano, un’altra i cembali, mentrechè Bacco ed Arianna siedono d’appresso in perfettissima calma; anzi l’artista non ha neppure chiaramente espresso, che essi guardino lo spettacolo. È però possibile, che egli avesse avuta l’intenzione di fare spiccare in questo modo un contrasto singolare fra la strage da un lato e la calma maestosa dei consorti divini e l’entusiasmo bacchico del tiaso dall’altro. Ma siffatto contrasto presentandosi troppo gran-