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capitolo vii. 65

appresso il monte un terzo di lega, trovò una testa di morto, che di poco pareva morto, ed intorno alla testa erano le ossa del busto. Credette allora che il gigante Macus l’avesse mangiato. Giunto alcuni passi più in su trovò altre teste. Alcune di esse puzzavano, e della maggior parte erano solo le ossa. Per questo ebbe voglia di ritornarsene; ma parvegli una viltà a volgere indietro, e non sapere di questa ventura che egli cercava. Arrivato che fu appresso del poggio trovò una testa morta di fresco, cioè di uno ovvero di due giorni, ancora coi capelli, ed aveva una chierica che pareva di un prete. Ebbe tanto maggior paura, che vide una caverna nel seno della montagna temendo che gente non vi fosse dentro. Questa caverna era una grotta alla quaranta braccia incirca, e non vi si poteva andare se non per uno stretto sentiero fatto a mo’ di scala nella rupe. A piè di questa caverna e del monte erano molti luoghi dove si era fatto fuoco, per cui s’immaginò il Meschino che che questa caverna era il luogo dove si riduceva il gigante morto, essendovi ancora gran monti di legname che il selvatico uomo aveva radunato.

Il Meschino smontò da cavallo, e legollo ad un albero, poi tratta la spada ed imbracciato lo scudo salì su per lo sentiero in fino all’entrata della caverna. Là fermossi e chiamò forte: «Chi è qua entro?» E nessuno rispose. Egli pur fortemente temendo, entrò dentro, e trovò un grandissimo spazio e non molta erba secca. Il Meschino molto si maravigliava, e lodava Dio di questa buona ventura, raccomandandosi a lui. Così stando sentì come molta gente lamentarsi, ed egli accostandosi verso la voce, vide una pietra che venti uomini non avrebbero potuto muovere o levare. Il Meschino gridò: «Chi sei tu?» E tolse la sua crocetta in mano temendo che quello non fosse il demonio che lo volesse ingannare. Per la qual cosa scongiurandolo di nuovo riprese a domandare:

— Chi sei tu che ti lamenti?»

Rispose uno che era sotto a quella pietra, e che intese il parlar greco, dicendo:

— Io sono un prete d’Armenia che sono in una oscura grotta sotto questo sasso. Ma chi sei tu che domandi chi sono io?»

Rispose il Meschino: — Io sono uno sventurato cavaliere che