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capitolo vi. 57

cosa alcuna sul conto di sua sorella, gli disse cortesemente: «Non piaccia a Dio che una fragil cosa, come una femmina, mi tolga l’amore di un fratello ed amico come sei tu, e ti assicuro che non mai più te ne parlerò, nè altri per mio nome. Ora, ti prego, che ambidue noi andiamo innanzi al padre mio, poichè a lui voglio che tu domandi licenza». Il Meschino non si rifiutò, e così andarono entrambi dall’imperatore.

Venuti a lui, il Meschino lo pregò della licenza, mentre Alessandro lacrimando si fe’ a scongiurare il padre che nol lasciasse partire, checchè si dovesse fare. Per il che l’imperatore disse molte parole onde farlo restare, aggiungendo ancora: «Io ti aveva eletto mio secondo figliuolo». Ogni lusinga riuscì vana, e rispose francamente: «O sacro imperatore, non vi ricorda di quanto disse Brunoro quando si giurava la pace, e quello che io gli promisi? Per la qual cosa io debbo cercare dal levante al ponente, austro e tramontana la mia schiatta, e saper chi fu o chi è il padre mio. — Nessuna di tali cose tu mi hai ancora significato, rispose l’imperatore; so che io non posso tenerti dal partire, essendo tu libero appena fatto cavaliero1; pure, dimmi, o figliuolo: se io ritrovassi tuo padre, ti partiresti tu? — Certo no, soggiunse tosto il Meschino». Allora l’imperatore mandò per Epidonio, e domandollo come l’aveva avuto, e se egli sapeva cosa alcuna della sua schiatta. Epidonio rispose di no, e gli raccontò come l’aveva avuto, e tutto ciò che di lui aveva egli potuto sapere.

«Essendo io andato, disse Epidonio, ad una fiera nell’Arcipelago con molti mercadanti, mi capitò una galea di corsari, i quali vendettero questo fanciullo alla nostra compagnia. Io do-

  1. La cavalleria viveva da sè e della sua propria vita. Superiore ad ogni diversità di nazioni e ad ogni potenza governativa, era libera ed indipendente. La religione sola poteva disputare la cavalleria all’amore: Dio e mia dama era il grido e la divisa del cavaliere del medio evo. Fu solo più tardi e quando la cavalleria non esisteva più che in apparenza, che vi aggiunsero il Mio Re; perocchè tra le sue principali prerogative una ne aveva che la rendeva un corpo formidabile, cioè la libertà da qualunque vassallaggio. Tuttavia chi riceveva la cavalleria contraeva una specie di obbligo di fedeltà verso chi gli conferiva un tal onore. È vero che per lo più non si prestava questo giuramento di fedeltà; ma era una delle consuetudini cavalleresche, che il creato cavaliere non doveva giammai impugnar l’armi contro chi l’aveva decorato di questa dignità.

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