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capitolo v. 51

pieno di dolore, e tanta fu la rabbia dei Turchi, che avrebbero morto lo stesso messo, se non fosse pei prigioni. Il re Astiladoro senza frapporre indugio mandò un ambasciatore nella città per riavere i quattro figliuoli, onde fu trattato che i figliuoli d’Astiladoro si ricomprassero per una gran quantità di tesoro, e che tutte le terre tolte a’ Greci fossero restituite per la vittoria ricevuta. Così in pochi giorni l’imperatore tolse la signoria di molte città, le quali furono Bosnia, Epalonia, Niconia ed Adrianopoli, e molte altre castella e città, prendendo anche la città di Concordia.

Greci e Turchi vennero a giurar la pace appresso la porta della città, in luogo sicuro per ogni parte. Giurò prima il re Astiladoro, giurato il re Astiladoro, giurò poi l’imperatore, e furono giurati i patti come si conteneva ne’ capitoli de’ Cinquanta combattitori.

Furono restituiti gli ostaggi da ogni parte, e quando furono renduti, e Brunoro figliuolo di Astiladoro era per partirsi, disse egli ad alta voce: «O maledetta fortuna, come hai potuto soffrire che uno schiavo rivenduto abbia vinto il sangue trojano, nemmeno sapendosi di cui sia figliuolo, nè la sua generazione!». Il Meschino l’udì, fremette, e fattosi avanti, disse: «O Brunoro, figliuolo di re turco, tu hai dette queste parole per farmi dispetto; ma io ti giuro per quel Dio che fece il cielo e la terra che non mi arresterò mai finchè troverò il mio lignaggio; e giuro, se mio padre sarà gentiluomo, giuro, che tu per queste parole avrai a morire per le mie mani». Allora Alessandro, il quale tutto che ferito, era venuto ad ascoltare i patti della pace, sentito così parlare il Meschino, il pregò che egli non dicesse cotali parole. «Tante volte una millanteria fuori di luogo costa caro assai» e’ dicevagli. Il Meschino si voltò ad Alessandro e parlò in alto: «O Alessandro, amico e signor mio, tu mostri aver grande paura de’ Turchi, ed io ti dico che tutto il mondo non basterebbe all’animo mio per rappacciarmi con essi. E sappi che io non sarò in niuna parte del mondo tanto lontana, dove che senta che Turchi fanno guerra a Costantinopoli, io non sia presto in cammino per venire contra loro».

Dette queste parole, ognuno si partì, e tornarono ne’ loro