Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
capitolo iv. | 33 |
cavallo, senza mettersi nel pericolo di dichiararsi all’imperatore pel vincitore della giostra. Armato e montato a cavallo andando per la piazza senz’elmo in testa, ognuno diceva egli somigliare molto a quello che aveva vinto il torneamento. Messosi quindi l’elmo confortò con assai parole di speranza la gente che si vedeva attorno, e disse a ciascuno: «Pregate Iddio che mi dia grazia di trovare il padre mio; di questa guerra non temete, chè io ho speranza di darvi vittoria». Impugnata la lancia andò verso il campo, dove scontrati pieni di afflizione i cavalieri che andarono con Alessandro, disse loro: «Non vi movete pure un solo a darmi soccorso». E verso l’oste suonò il corno1 domandando battaglia.
Dal campo ne corse subilo fama a Pinamonte, il quale domandò ad Alessandro: «Chi è questo cavaliere che domanda battaglia?» Cui egli rispose: — Io non so chi sia, se non fosse il Meschino», e ricordatosi Alessandro del Meschino prese alcuna speranza nella sua desolazione, e lodò Iddio. In questo mezzo Torindo, che era il maggior figliuolo di Astiladoro, disse al padre di volere egli stesso andare contro il cavaliere; ed avutone da lui licenza, armatosi, andò al campo, dove appena giunto, da villano non salutò pieno di orgoglio principesco il Meschino, al contrario minacciollo, e domandò chi egli era. Ma raccostatosi a lui più davvicino lo riconobbe per quello che egli aveva veduto servire dinanzi ad Elisena, per il che motteggiatolo aspramente, dissegli: «Va e torna indietro, che io non combatterei con uno di vile condizione per la vita». Il Meschino a queste parole restò come morto, ma fattosi animo rispose a quel superbo: «Non pare che io sia vile, come tu mi fai, però guardati da me come da inimico mortale. — Per tutta Costantinopoli, l’altro riprese, io teco non combatterei, prima perchè tu fosti schiavo, e poi perchè tu non sei cavaliere. — Bene, risposegli
- ↑ Suonavasi anche il corno dagli stessi cavalieri armati per invitare altri alla pugna: presso l’Ariosto Ruggiero sfida Mandricardo alla battaglia suonando il corno:
«L’animoso Ruggier, che mostrar vuole
Che con ragion la bella aquila porta;
Per non udir più d’atti e di parole
Dilazion, ma far la lite corta;
Dove circonda il popol lo steccato,
Sonando il corno s’appresenta armato».