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capitolo iii. | 23 |
sopravvesta di cendalo bianco con una buona spada, e gli disse, come si accomiatò da lui: «Se alcuno ti volesse far forza di ritenere, fa che la spada ti faccia far largo». Il Meschino aveva così promesso di fare.
Quando egli giunse in piazza v’erano già tutti i signori, ed ognuno stava attento guardando qua e là se il villano arrivava. Ma il Meschino non era per anco conosciuto, perchè vestito di bianco. Come egli entrò nel palancato, la giostra era grandissima, onde arrestò subito la sua lancia ed abbattè un cavaliero. Per questo si levò grandissimo rumore per il campo, conoscendo e dicendo: «Quel vestito di bianco si è il villano che ha vinto gli altri due giorni il torneamento». Il Meschino fece le usate prove di valore contro Torindo, Pinamonte e Costantino. Elisena presa di grande amore per quello sconosciuto fece allora chiamare Alessandro, a cui disse: «Caro fratello, ti prego che tu metta ad esecuzione quello che nostro padre ti comandò, e che tu sappia chi è quel cavaliero vestito di bianco, perciocchè mi par quello che i dì passati ha vinta la giostra». Ed Alessandro soggiunse: — Sorella mia, sia chi si voglia, egli è franca persona; ora mi par peggio di voler sapere chi sia; però se egli è Cristiano, mi par tanta la sua virtù che la si saprà bene, ma se all’incontro è Saraceno, tu sai ancora che gli va la vita per il bando del nostro padre. — Tuttavia, essa riprese, se tu lo puoi sapere non lo palesare all’imperatore, ma fa ch’io lo sappia, che da me mai non lo saprà persona del mondo. — Lascia fare a me,» la confortò con queste ultime parole Alessandro, e partissi da lei dicendo fra sè medesimo: «Dio me ne guardi ch’io tel dica, quantunque mia sorella; così lo potrei dire ad un trombetta che lo andasse bandendo».
In quel mentre mandò l’imperatore dicendo ad Alessandro ch’e’ si armasse e montasse a cavallo, e che sapesse chi era quel cavaliero vestito di bianco. Alessandro ubbidì, ed armatosi venne in piazza nel punto che molti valenti giostratori andavano addosso al Meschino con grandissima ira e forza. Alessandro passò fra mezzo questa baruffa, e fece andare la giostra ordinatamente. Quindi accostavasi al Meschino, parlandogli secretamente se niuno se ne avvedeva, e quando era in mezzo tra molti, simulando di non sapere chi egli fosse, domandava forte: «Com’è il vostro