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22 | guerino. |
poi dall’imperatore, e pregollo gli fosse di piacere di far trovare chi fosse colui che aveva vinta la giostra. L’imperatore mandò per Alessandro, e comandogli che facesse spiare chi fosse colui che era chiamato villano. Alessandro disse: «Sia chi si voglia, è un valente uomo: che se fosse qualche poveretto perchè non fargli onore? — Sia chi si voglia, risposegli l’imperatore, fa ch’io lo sappia. — Sapete voi il bando, che gli va la vita se non è gentiluomo? — S’egli avrà fallato contro il bando, sarà punito, chè voglio esser ubbidito». Queste parole egli le pronunziò da re.
Alessandro, incontrato il Meschino, lo rese consapevole di tutto, a cui il Meschino: «Ogni cosa sta a te». Intanto egli aspettava il terzo dì della giostra.
La terza mattina fu messo in piazza un cavallo molto grosso e bello, ed un’armatura compita, cioè: scudo, lancia e spada con tutto quello che abbisognava ad un uomo da essere armato per andare alla battaglia. E questo era il prezzo che si doveva dare a colui che avrebbe vinta la giostra come i due giorni passati. Quel dì del premio, e l’ultimo della festa, ogni cosa era in movimento. La corte era messa alla gala più lussuriosa, e tutto il popolo sollazzando assembravasi intorno la piazza per vedere chi doveva essere il vincitore. Una folla di menestrieri con ogni sorta di strumenti stava lì pronta a celebrare le prodezze di quella giornata. Valletti e messi snelli e spediti avevano l’ordine di accorrere là dove il servizio delle lizze chiamerebbeli, o per somministrare armi ai combattenti, o per contenere la moltitudine nel dovere. Alessandro aveva messi certi armati all’entrata dello steccato con ordine di cercare con piacevoli forme chi erano coloro che venivano alla giostra non palesandosi. Coloro stavano dove dieci, dove otto, ed in tutto erano cento. Poichè ebbero pranzato, il clangore delle trombe annunziò l’arrivo de’ cavalieri, armati ed equipaggiati superbamente, e seguiti dai loro scudieri a cavallo. Ognuno prese a girare nella piazza, e suonato il corno la giostra incominciò grandissima.
Alessandro, chiamato segretamente il Meschino, dissegli quello che era ordinato, e pregollo che non si armasse. — Vada la cosa come si voglia, rispose il Meschino, io mi armerò se tu mi concederai le armi;» ed Alessandro l’armò al luogo usato, e dettegli una