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316 | guerino. |
ad Artibano quel che aveva veduto, e tutti e due uscirono dalla città con quattro mila cavalieri, e se ne stavano a lato delle mura. Mentre che queste cose seguivano, essendo Melidonio sotto la guardia di Parvidas che conosceva, e tenendolo per mano, salendo su per una scala, disse Melidonio: «O Parvidas! che credi tu del fine di questa guerra?» Egli rispose sospirando! — «Disse Melidonio: «Voi siete mal consigliati a volere per una vil femmina disfar la vostra città». E Parvidas sospirava! — Allora riprese Melidonio: «Per mia fede, se tu farai il mio consiglio, conserverai questa città, ch’ella non sarà guasta e disfatta». Rispose Parvidas: «Io non tradirei mai questo cavaliero e più presto consentirei di morire». Disse Melidonio: «Tu non sei savio, e pensa d’onde potresti mai aver soccorso. Essi son cristiani e tu sei della nostra fede, però devi ajutare la nostra legge. Oh quante vostre figliuole saranno maltrattate, e voi e i vostri figliuoli sarete morti e morirete di fame! Non vedi tu che il Soldano è di là dal fiume? D’onde potrete aver soccorso? Non vedi tu quanta gente è di qua con Lionetto? Non è d’aver speranza se non di morte e distruzione della città. Per Macometto! Se tu vorrai acconsentire, ti farò perdonare la vita, farò perdonare alla città e sarete tutti salvi, solo che mettiate il Meschino ed Alessandro nelle mani di Lionetto e ancora vi prometto di far perdonare ad Antinisca». — Parvidas udendo queste promesse e vedendo esser giuste, acconsentì al volere di Lionetto, e disse: «Come potremo far questo?» Melidonio rispose: «Quando io sarò in campo tratterò sotto finta di pace che voi mandiate dieci cittadini dei migliori della città a parlamento col Soldano, e vi farò promettere sotto malizia di perdonare al Meschino per amor di quello che fece nell’altra guerra contro di mio padre, e tu tieni modo di essere uno di quelli che hanno da confermare la pace». — Così ordinarono di finire questo trattato.
Ricominciata il Meschino e Utinafar la battaglia più fieramente che prima, Lionetto e gli altri molto laudavano ambedue per franchi cavalieri. I due campioni si abbracciarono, cadettero in terra dai cavalli, e nel cadere Utinafar andò di sotto, a cui il Meschino s’affrettò di rompere la visiera, e senza dimandare che si rendesse, col coltello l’uccise. Quando fu morto, montò a cavallo, che niuno l’offese, e tornò verso la città, ed i Turchi mandarono spro-