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306 | guerino. |
ta e per questo assalto tutte le schiere de’ Persiani abbandonarono la battaglia. Già era appresso delle bandiere del campo, e Guerino dubitò non essere da loro tolto in mezzo, per il che se ne tornò dentro della città, e i Persiani tornarono nel loro campo con gran paura di questo assalto.
La città di Persepoli era piena di allegrezza; e l’uno diceva altro: «Sono valenti questi tre cavalieri!» E tutti si maravigliavano del grande ardire del Meschino, non sapendo però che egli fosse, e tornati al palazzo nelle loro camere e disarmati, la notte era già venuta. Parvidas, governatore della città, andò alla camera e fece portare ciò che facea loro bisogno, e la sera non si uscirono di camera. Parvidas andò a cena con loro, fu messo in capo di tavola, e l’oste fece portare le vivande. Come furono a tavola, a uno a uno li andava guardando, e se questo oste avesse veduto a sedere a tavola il Meschino dove sedeva Artibano, avrebbe detto che quello fosse stato il Meschino, ma perchè Artibano sedeva di sopra più appresso Parvidas, non potea credere che fosse desso, eppur alla vista gli pareva desso. Si partì, andò per suo figliuolo, il qual Guerino aveva fatto cavaliero, e dissegli: «Guarda quel cavaliero ch’è di sotto a quelli tre, mi pare conoscerlo». Ogni uomo levò gli occhi; e il giovane Trifalo s’inginocchiò dinanzi a Guerino, dicendo: «O signor mio, voi non potete negare che non siate il mio signore»! e baciogli i piedi. Allora si levò Parvidas, ed accorse ad abbracciarlo. Per questo andò la novella ad Antinisca, ed ella con molte damigelle venne dove mangiavano e gittossi inginocchioni ai piedi del Meschino abbracciandolo e baciandolo. Fu l’allegrezza grande, e rilevata ritta se gli gettò al collo, dicendo: «Ormai ti lascio la mia signoria e tutta la guardia della città, poichè ti ho riveduto, signor mio!» e quasi d’allegrezza rimase tramortita. Poi che fu levata cenarono insieme di compagnia. Diceva Antinisca: «Come ti celavi a me, signor mio? — Allora disse il Meschino: «Gioia mia, allegrezza mia, anima del corpo mio, ogni cosa faceva io per conoscere la chiarezza di tutto». — Allora fu palese chi era Alessandro e chi era Artibano, e per queste novità si fece gran festa per tutta la città di Persepoli cacciando la paura che avevano di Lionetto figliuolo dell’Almansore Soldano di Persia.