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capitolo xxxix. | 303 |
siani»; ed essi molto di questo si mostrarono addolorati. Comandò Lionetto che fossero menati verso Persepoli all’assediata città, e vedendo molti mettersi in punto per tor loro l’armi e far villania, disse Artibano a Lionetto: «O signore, piacciavi poi che ci avete fatto la grazia di non esser stati rubati, che questa vostra gente non ci rubino». Egli comandò ad un gentiluomo chiamato Nabucarin, che li accompagnasse insino alla porta della città, e facesse ad essi onore. Disse Artibano all’incontro: «Poichè come nemici siamo cacciati non vogliamo mangiare in questo campo» — e detto questo rimontarono a cavallo ed andarono verso la città.
Volle il Meschino farsi beffe in questa forma, che essendo fuori del padiglione, uno scudiero di loro gli teneva la staffa, e fece quattro punture per salire a cavallo, facendo vista di non esser uso nell’arme; e que’ Saraceni risero grandemente tanto, che Lionetto corse a vedere, e Alessandro lo aiutò a spingere il cavallo, col maggior riso del mondo. Lionetto disse verso Artibano: «Dove hai tu pescato questo tuo compagno, che non debbe saper cavalcare i balduini cioè gli asini?» Ognuno se ne ridea, e quando Guerino si mosse, fece parecchi atti che tutti diceano: adesso cadrà da cavallo, e portava la lancia a traverso sulle spalle, e non sapevano il proverbio, che, chi tal crede dileggiare, rimane dileggiato. Lionetto si faceva beffe di loro, e dispregiavali tanto, che per gente perduta li mandò alla terra. E partiti dal padiglione andarono verso Persepoli essi con gli scudieri e Nabucarin. Giunti che furono alla porla gli dissero che stessero addietro; ma Artibano, ch’era forestiero parlò, e disse che volevano soldo, e che perciò parlassero con Antinisca. Le guardie andarono al palazzo a dire che erano giunti a cavallo cinque che volevano entrar dentro, e quando Guerino ebbe licenza d’entrare nella città disse a Nabucarin: «Direte al nostro signore, che faccia miglior guardia che non suole, imperocchè la guardia di Antinisca andrà da Meschino». Il Saracino non lo intese, ma quando la porta cominciò ad aprirsi venivano dal campo de’ Persiani due a cavallo, correndo a tutta briglia, e gridando a Nabucarin, che li rimenasse al padiglione di Lionetto. E questo fu che giunsero due cavalieri, che veni-