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292 | guerino. |
nasse verso la Macedonia e verso Durazzo, ch’ei voleva rimanere con Alessandro per certe cose, e lo pregò che suo padre Milone gli fosse raccomandato tanto che ritornasse; ma Girardo si partì mal volentieri, e per la Romania e Grecia se ne ritornò a Durazzo con la sua gente. Il Meschino rimase con Alessandro per due mesi, ed un’altra lettera gli venne da parte di Antinisca da Persepoli: per questa lettera, disse il Meschino ad Alessandro, come gli conveniva ad andare in Persia e mostrandogliela gli disse la promessa ch’egli avea fatta ad Antinisca. Alessandro ne fu molto dolente, e disse ch’ei farebbe tutto quello sforzo che potesse; ma il Meschino se ne rise dicendo: Caro mio fratello Alessandro, tutta Europa non potrebbe per forza di gente andare a Persepoli, imperocchè volendo andar a Persepoli sono circa mille miglia, però voglio andare io solamente. Rispose Alessandro: Per l’Onnipotente Dio, che senza me tu non andrai! e per gran preghiere, che gli facesse il Meschino, Alessandro non volle rimanersi, e fece fare molti vestimenti al modo turchesco e soriano, ed ordinò un luogotenente alla città di Costantinopoli, e armata una galera con due scudieri si partirono per il mar maggiore, e andarono in Trabisonda, dove smontarono, e dissero al padrone della galera che non si partisse di Trabisonda, e che mai non dicesse a persona chi fossero. E così si partirono, cavalcarono verso Magna, e passarono le montagne di Amascina, e giunsero in Armenia magna ad una città chiamata Salem, poi andarono per molti deserti, e dopo molti giorni giunsero alla città detta Curgicar; ivi stettero quattro giorni e tolsero guida, che li menasse in Darmandria e passarono il gran fiume Eufrate, e dopo molte giornate andarono ad una città detta Mefar e nelle montagne di Soria.
Con molte fatiche passarono la Soria. Fu detto a loro che la via non era sicura per la quantità di ladroni che vi erano, e per i gran boschi ripieni di fiere selvatiche. Essi si raccomandarono a Dio, e arrivati in una valle appresso il fiume Tigris furono assaliti da venti ladroni, i quali avean due padiglioni nella pianura tesi. Quando il Meschino vide venire questi ladroni verso di loro, disse ad Alessandro: «Questi vorranno delle nostre robe, e noi ne daremo a loro». E avendo l’elmo in testa salutarono questi malandrini in