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272 | guerino. |
in Grecia ed a tutti i Turchi che avevano signoria di qua dallo stretto di Ellesponto per soccorso. Ne venne la novella a Brindisi per modo che seppe questo il re Guiscardo, e subito ordinò molte navi, e mandogli quattro mila cavalieri e tre mila pedoni con un suo figliuolo che aveva nome Girardo il Pugliese perchè nato in Puglia ed in età di ventisette anni. Comandogli il padre ch’ei non si partisse mai dalla volontà del capitano, e venuto a Dulcigno, trovò che il Meschino con tutto l’oste si apparecchiava per andare verso Durazzo. Quando il Meschino vide Girardo ne ebbe grande allegrezza per lui e per la bella gente che menava, e volle che si riposasse tre giorni; poi il chiamò e dissegli: — Noi andremo a porre campo a Durazzo dove fu la prima volontà di tuo padre, ma voglio che a te piaccia rimanere».
Rispose il Pugliese che non era venuto per guardar terra, ma per combatter coi Turchi. In questo si levò nella città gran rumore, e tutta la gente correva all’arme, e un cavaliere giunse a costoro, e disse che verso Durazzo veniva gran gente. Allora il Meschino e Girardo uscirono dal palazzo, e mandarono un bando che tutti si armassero, e che quella notte uscissero dalla terra dodici mila cavalieri e dieci mila pedoni, e il resto lasciarono in guardia della città, e andarono verso Durazzo, e la mattina ebbero novelle che i nemici erano presso a due leghe. Per questo il franco Meschino ordinò le due schiere, e ingegnossi di sapere quanta gente erano i nemici, e seppe per gli spioni, che erano trenta mila a cavallo e venti mila poco meno a piedi. Quando seppe questo egli fece tre schiere. La prima elesse per sè; poi ordinò la seconda con cinque mila a cavallo e con quattro mila a piedi che seguitassero la persona di Girardo; e della terza fece capitano Manfredo con tre mila cavalieri e cinque mila pedoni; quindi a molti franchi uomini che erano nel campo diede le bandiere. Comandò poi che non entrassero nella battaglia sino a tanto che non venisse egli in persona.